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Botti di capodanno? No grazie!

lunedì 14 dicembre 2009

Accanto alle insidie del Natale ci sono i temibilissimi botti di capodanno..un reale pericolo per TUTTI gli animali e non solo quelli domestici!


Purtroppo non mancherenno anche quest'anno e inevitabilmente ci saranno disagi e vittime un pò ovunque, quindi massima attenzione!


QUALCHE SEMPLICE CONSIGLIO GENERALE E' QUI.

I pericoli del Natale

martedì 8 dicembre 2009

In Natale è alle porte e le case si vestono a festa, per i nostri animali domestici però le decorazioni possono trasformarsi in veri e propri pericoli. Soprattutto con i nuovi arrivati che magari vedono per la prima volta un albero addobbato con tante piccole "prede", durante le festività natalizie ci vuole davvero molta attenzione, è importante poi non sottovalutare anche i pericoli che si nascondono sulle nostre tavole!
Prevenire è sempre meglio!

LEGGI NEL DETTAGLIO QUI.

Come giocare correttamente con un gatto

giovedì 29 ottobre 2009

Il gioco ovviamente è una componente importante ed indispensabile della vita e ce ne accorgiamo facilmente, osservando cani, gatti e...bambini; ma come al solito bisogna stare molto attenti alle differenze.
Per quanto riguarda i gatti possiamo distinguere due tipologie fondamentali: i giochi individuali (simili sia in assenza, che in presenza di esseri umani) e i giochi sociali (che prevedono delle forme di adattamento al partner umano). Vediamo dunque di esaminarli nei dettagli anche per capire come relazionarci nella maniera più corretta possibile col nostro gatto domestico.

Per quanto riguarda i giochi individuali, diciamo che essi si adattano semplicemente al contesto e ai luoghi che l'ambiente offre e sempre più spesso questo ambiente è la casa del proprietario: essa offre comunque delle analogie con situazioni esterne.

Per citarne solo alcune, ad esempio, lo spazio vuoto sotto i mobili corrisponde a quello sotto le piante; le mensole o la parte superiore dei mobili, corrispondono ai rami degli alberi; le pallottoline di carta d'alluminio corrispondono alle pigne dei pini o ad una preda morta; gli oggetti che si muovono sull'acqua di una vasca, corrispondono a dei pesci o delle rane, facili da catturare.

Ovviamente alcuni di questi giochi individuali diventano sociali, per il fatto che l'uomo funge da agitatore o attivatore dell'oggetto stesso. I giochi sociali veri e propri però sono quelli che prevedono un'interazione ed un adattamento col partner umano. Intanto deve essere presente anch'egli. Poi il partner di gioco è sia la persona nel suo insieme che una parte mobile del suo corpo (come una mano o un piede).

Attenzione però, perché questo tipo di giochi, coi gatti adulti specialmente, potrebbero trasformarsi bruscamente in aggressioni da difesa oppure in vere e proprie sequenze di caccia e terminare quindi con graffi o morsi. Dal momento che questo tipo di evenienza si ha per lo più solo nel gatto che vive in appartamento e molto più raramente in quelli che vivono fuori, si pensa che sia un tentativo di adattamento da parte del gatto ad un ambiente ipostimolante.

Cerchiamo dunque di capire come rendere l'ambiente domestico più interessante per il gatto e soprattutto come interagire con lui senza correre rischi di subire attacchi improvvisi con le relative conseguenze poco piacevoli.

Osservando i giochi quotidiani e le modalità di caccia del gatto possiamo intanto dedurre alcune regole per giocarci tenendo conto delle sue esigenze e delle sue abitudini. Intanto sappiamo che la maggioranza dei gatti ha voglia di giocare e che la maggior parte lo fa per tempi superiori a 5 minuti.

Il gatto (essendo una specie predatrice) si attiva col movimento: la maggior parte dei suoi giochi infatti deriva dagli atti motori tipici dei comportamenti di caccia. E tale caccia si esercita su prede di piccole dimensioni.
I giocattoli da proporre pertanto dovranno essere piccoli e mobili (ma non troppo piccoli per evitare pericoli derivanti dall'ingestione accidentale): palle, piume, pallottole di carta d'alluminio, tappi di bottiglia (in plastica), zampa di coniglio, topi finti di falsa pelliccia, ecc.

Agitare questi oggetti, lanciarli raso terra, farli pendere da una cordicella, e così via rappresenterà per il vostro micio uno stimolo troppo allettante per rimanere indifferente: si innescherà quindi la sequenza tipica del comportamento di caccia (con eccitazione, vigilanza, ecc.).

Ricordiamoci che la caccia ha fine con la fuga o con la cattura della preda. La fuga della preda tende a rinforzare il comportamento di gioco/caccia all'inizio, ma lo indebolisce sino ad estinguerlo, se la preda scappa sempre. La cattura al contrario lo rinforza.


Tenete altresì presente che in natura il gatto cattura in media una preda ogni dieci battute di caccia. Quindi dovrà riuscire a catturare il giocattolo/preda più di una volta su dieci. Se la cattura della preda è fatta tramite le zampe, ovviamente dobbiamo prevedere l'uso delle unghie sfoderate per l'occasione, per cui attenzione a proteggervi le mani.

In genere si consiglia, per evitare rischi di graffiature, di non adoperare direttamente le mani per muovere il giocattolo/preda ma di piazzarlo all'estremità di una cordicella o di un bastone in maniera che sia separato di circa un metro dalla mano con cui lo controlliamo. Questo non solo per la nostra incolumità, ma anche per evitare che il gatto impari a considerare accettabile il graffiare e/o mordere le mani.

Il topo e l'uccellino, prede favorite del gatto, non rimangono mai immobili e disponibili. Allo stesso modo i giochi proposti al gatto non andrebbero mai lasciati a sua disposizione permanentemente, ma dovrebbero anch'essi scomparire dalla sezione di gioco.

Per imitare la natura è consigliabile dunque raccogliere i suoi giochi in una scatola apposita, se poi dovesse essere dotata di piccole aperture da cui il gatto può estrarre i suoi giocattoli, ecco che essa stessa potrebbe diventare un gioco da proporgli come ulteriore svago. E siccome poi non capita mai che la stessa preda ritorni nello stesso posto, è auspicabile trovare sempre nuovi oggetti da proporre in luoghi sempre diversi.

Cerchiamo anche di capire quali sono i giochi che il gatto preferisce, tenendo presente però che anche quelli che al momento non suscitano più interesse potranno prima o poi tornare di moda.

Fate giocare all'oggetto il ruolo della preda che si spaventa e scappa, si nasconde, si mostra, si arrampica, salta e fugge, utilizzate posti come il pavimento, la poltrona, il tavolo, il divano per creare dei nascondigli e degli spazi scoperti in modo che il giocattolo/preda possa sparire e riapparire.

Provate a trascinare un sacchetto di carta dura, vedrete che susciterete immediatamente l'interesse del vostro gatto che prenderà ad inseguirla, ad esplorarla. Se poi fate dei buchi nel sacchetto e vi fate passare una piuma o una cordicella, il gatto sarà ancora più motivato.

Al contrario del cane, dove è sconsigliabile (per motivi di ordine gerarchico) lasciare a lui l'iniziativa, per quanto riguarda il gatto, è a lui che va lasciata la prerogativa di decidere quando e se giocare. Diventa fondamentale pertanto rispettare i suoi ritmi e le sue voglie, senza forzarlo a giocare quando non ne ha voglia.
Nel caso in cui si dimostrasse disinteressato ad interagire con noi, eventualmente torniamo dopo qualche minuto, magari dopo che ha terminato la toilette e sarà finalmente dell'umore giusto per prendere in considerazione le nostre proposte di gioco (piuma, pallina da ping pong o un topolino finto che sia).

Teniamo presente anche che il gatto ama cacciare soprattutto alla luce tenue della sera o al primo mattino. Per cui a volte, per risvegliare il suo istinto di caccia, basta abbassare l'illuminazione dell'ambiente.

Infine non ci dimentichiamo che il gatto è uno sprinter e non un corridore di fondo, per cui si stanca presto. La durata di ogni sessione di gioco non dovrà quindi durare più di 5-15 minuti, pena l'esaurimento del suo interesse e della sua motivazione. In tal caso è consigliabile aspettare e tornare a provocarlo più tardi, anche più volte (sino ad una dozzina al giorno), sempre che ne abbiate tempo e voglia.
Un altro concetto importante è quello del cosiddetto arricchimento ambientale. Considerato che l'ambiente esterno per un gatto è notevolmente più interessante del noioso e monotono ambiente domestico, dovremmo cercare di rendere quest'ultimo più attraente ed avventuroso possibile. Dovremo di conseguenza arricchirlo trasformandolo in una vera e propria palestra per gatti.

A tale scopo vanno benissimo ad esempio delle scatole di cartone con buchi di circa 10 cm di diametro, attraverso cui il gatto potrà felicemente nascondersi ed osservare la realtà esterna, oppure cercare di sfruttare anche la tridimensionalità offerta da quelle costruzioni, ormai di facile reperimento presso i negozi di animali, organizzate su più livelli o dei tunnel di cartone (costruiti da noi stessi).

Ed ancora inventarsi dei nascondigli perché il cibo non sia immediatamente alla sua portata (ad esempio perforare delle scatoline di plastica all'interno delle quali mettere dei croccantini, che dovrà estrarre con le zampine), costruire un'amaca con un vecchio lenzuolo, collocare bacinelle d'acqua con oggetti galleggianti al loro interno, da far muovere e catturare, e così via dicendo, dando così spazio anche alla nostra di fantasia.
L'importante è capire che il gatto ha bisogno di attività cognitive stimolanti, per sviluppare le sue naturali doti di riflessione ed analizzare problemi sempre nuovi, da risolvere utilizzando le sue capacità deduttive.

Solo così avremo un gatto attivo e felice, aiutandolo a mantenere basso il suo livello di stress e di noia, fornendogli al contempo, di conseguenza, una salute psicofisica invidiabile.

A cura del dr. Antonio Sessa

FONTE: astrovet.blogspot.com

Taka premiato: salvò il proprietario con un "massaggio cardiaco"

mercoledì 28 ottobre 2009

Saltando su e giù riattivò il cuore al suo "amico-uomo"

SYDNEY

Cane eroe in Australia. Quando ha visto il suo padrone Jim accasciarsi per un infarto, Taka, una femmina di razza cattle dog, non ha perso tempo: ha iniziato a saltellargli su e giù sul torace, rianimandolo fino a permettergli di chiamare i soccorsi. Un singolare massaggio cardiaco salvavita che, a due anni di distanza, ha fruttato al cane-dottore un premio della Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals (Rspca).

Taka ha ricevuto la sua meritata "medaglia" durante una cerimonia a Maryborough, nel Queensland, e ora concorrerà per guadagnarsi anche la ’Purple Cross’, premio nazionale assegnato agli animali che si sono distinti per il loro servizio all’uomo.

«Il mio cuore si era fermato », racconta Jim Touzeau, 71 anni, soffiatore di vetro. «Non so se è stata realmente Taka a farlo ripartire», ma secondo i medici è stato proprio il cane a ’risvegliarè Jim dandogli la forza di telefonare al pronto intervento. «Ha iniziato a battermi la cassa toracica con le zampe anteriori», continua l’anziano. «Deve avere pensato ’meglio che lo svegli altrimenti salto la cenà», sorride il proprietario. Taka, 3 anni, non si è limitata alla ’defibrillazionè a quattro zampe: è corsa in strada e ha richiamato l’attenzione dei passanti. Jim è vedovo e Taka è per lui un’inseparabile e «meravigliosa» compagna di vita. «Non mi lascia mai - dice - io conto su di lei e lei su di me».

FONTE: La Zampa.it

Lazio: Campagna "Metti al sicuro il tuo cane". Ottobre 2009 mese del Microchip

venerdì 2 ottobre 2009

La Regione Lazio, in collaborazione con gli Ordini dei Medici Veterinari, ha organizzato per il mese di Ottobre iniziative volte a sensibilizzare i proprietari dei cani all'iscrizione all'Anagrafe Canina.

L'anagrafe canina rappresenta lo strumento più idoneo per garantire i diritti di proprietà e le responsabilità connesse con questa ed è un obbligo di legge (DGR 394/2009 e DGR 920/2006) per tutti i proprietari di cani; l'iscrizione degli animali deve essere effettuata entro i due mesi di vita o comunque entro trenta giorni dal possesso se l'animale ha più di due mesi.

Nel Lazio sono già regolarmente iscritti più di 250.000 animali.

Fondamentale per tutelare il benessere animale e per contrastare l'abbandono, permette di rintracciare in tempo reale il proprietario di un animale smarrito, attraverso la lettura immediata del Microchip inoculato.

L'iniziativa del mese di ottobre 2009, ha lo scopo di raggiungere attraverso un' estesa informazione, il maggior numero possibile di cittadini: " Metti al sicuro il tuo cane" è il titolo della Campagna, che avrà come Testimonial il calciatore Francesco Totti.

Nel mese di Ottobre, in tutto il Lazio, recandosi presso i 43 ambulatori dei Servizi Veterinari delle ASL o presso uno dei 416 veterinari accreditati aderenti, sarà possibile iscrivere il proprio cane all'Anagrafe Canina ad una tariffa ridotta e senza pagare la tassa regionale.

La tariffa promozionale, onnicomprensiva, è di 20,00 euro, e sarà applicata nel periodo dell'iniziativa - dal 1 al 31 ottobre 2009 - sia da parte delle ASL che parte dei veterinari accreditati che hanno aderito all'iniziativa, per l'applicazione del microchip e l'iscrizione all'anagrafe canina.

Durante la Campagna, inoltre, non si verserà la tassa di € 8 dovuta alla Regione quale contributo per le spese di funzionamento dell'Anagrafe canina e quindi il cittadino eviterà anche di recarsi presso gli uffici Postali, per il versamento normalmente previsto. Il controllo del randagismo e la tutela del Benessere animale rappresentano una priorità della Giunta Regionale, che a tale scopo ha istituito un "Osservatorio Regionale contro il randagismo" che ha coinvolto le istituzioni locali, i professionisti pubblici e privati e le associazioni animaliste.

Infine è importante far presente che i Servizi di Sanità Pubblica Veterinaria Regionale oltre ad occuparsi di tutela del Benessere animale concorrono a garantire anche la salubrità dei cibi prodotti e commercializzati e a prevenire le malattie animali limitando i fattori di rischio per la salute umana.

Tom Regan in Italia

martedì 29 settembre 2009

La "Settimana Vegetariana Mondiale" che avrà luogo in tutto il mondo dall’1 al 7 ottobre prossimo, sarà anche un'occasione per incontrare Tom Regan in Italia, sarà infatti presente in varie città del nostro paese per presentare la nuova edizione del suo libro più che famoso: Gabbie Vuote, Edizioni Sonda.

Professore emerito di Filosofia presso la North Carolina State University, Tom Regan è universalmente riconosciuto come il leader intellettuale del movimento per i diritti animali, Durante gli oltre 30 anni di attività accademica, ha ricevuto numerosi riconoscimenti per l'eccellenza dei suoi corsi di insegnamento pre e post-laurea, è stato nominato University Alumni Distinguished Professor, ha pubblicato centinaia di articoli specialistici e più di 20 libri sull'argomento e ha vinto i più importanti premi internazionali per sceneggiature e regie di film e ha tenuto centinaia di relazioni in tutti gli Stati Uniti e all'estero. Con la moglie Nancy ha fondato The Culture & Animal Foundation.



  • 3 ottobre 2009 ore 11,30 Capalbio (Grosseto): la partecipazione straordinaria è al lancio dell’iniziativa “Veg+” di Ascom-Confcommercio e LAV.
  • 4 ottobre ore 18,30 Roma: presentazione della nuova edizione di Gabbie vuote in occasione del lancio della Campagna LAV sull’alimentazione consapevole. Parteciperanno Licia Colò, Mario Tozzi, Gianluca Felicetti (LAV). L'incontro è in Margutta RistorArte Vegetariano , via Margutta 118. .
  • 5 ottobre ore 17, 30 Genova: consegna della prima edizione del Premio Empty Cages Prize 2009 a Tom Regan che pronuncerà una Lectio Magistralis sul tema: Come vedo il futuro dei diritti animali. Parteciperanno Luisella Battaglia, Luca Borzani. In collaborazione con la Fondazione di Palazzo Ducale e l’Università di Genova. L'appuntamento è nella sala del Minor Consiglio in Palazzo Ducale.
  • 7 ottobre ore 21.00 Milano: presentazione della nuova edizione del libro con la partecipazione Barbara De Mori, Massimo Comparotto, Massimo Filippi. In collaborazione con OIPA e Oltre la specie. Appuntamento in via Borgogna 3 (piazza San Babila) Casa della Cultura.

    Ulteriori informazioni: OIPA Italia

L'otoacariasi o rogna otodettica del cane e gatto

sabato 26 settembre 2009

Quando il vostro cane o gatto si gratta l'orecchio, scuote la testa, tiene il capo reclinato da una lato, va fatto esaminare con urgenza: di solito la causa è proprio un problema alle orecchie, che determina un'infiammazione di questi organi, il cui termine medico è otite.

Nel campo delle otiti ve ne sono di differenti origini: da corpo estraneo, batteriche, micotiche e alcune di origine parassitaria, ovvero causate dalla presenza di piccoli acari che vivono nel condotto uditivo, nutrendosi di cerume e detriti cellulari; quindi di per sé banali e benigne se trattate precocemente; ma che, se non curate adeguatamente, possono dar luogo ad un'ulteriore evoluzione della patologia originaria, anche nota come rogna otodettica (a causa del forte prurito), in otiti complicate, molto più serie e più gravi per l'organo stesso, in quanto possono arrivare sino alla compromissione della funzione uditiva.

Esistono diversi tipi di acari che possono invadere il condotto uditivo di cani, cuccioli, gatti e gattini. Comunque nei cuccioli e nei gattini il più comune acaro dell'orecchio è senz'altro l'Otodectes cynotis.

Si tratta di acari psoroptici, dalle tipiche zampe lunghe, di colore bianco (riconoscibili facilmente se esaminati con l'ausilio di una lente di ingrandimento, come quella dell'otoscopio) liberi di muoversi e dotati, da adulti, di 4 paia di arti.

Il loro ciclo vitale (uovo-larva esapode-protoninfa-deutoninfa-adulto) dura circa tre settimane, e la durata complessiva della loro vita da adulti è approssimativamente di due mesi. La trasmissione avviene solitamente per contatto diretto o più raramente indiretto, attraverso l'ambiente (cucce, coperte, tappeti, ecc.), dove però possono sopravvivere al massimo per alcune settimane.

La caratteristica principale è la mancanza di specie-specificità, ovvero gli stessi acari possono infestare indifferentemente sia i gatti che i cani. A questo proposito si ritiene che il 50% o più della totalità delle otiti del gatto ed il 10% di quelle del cane siano causati da acari auricolari. Le infestazioni nei felini (che appaiono essere di gran lunga i più predisposti) variano differentemente da Paese a Paese con valori di appena 3,5% in Australia e fino al 75% negli Stati Uniti.

Ad ogni modo nella diagnosi e nel trattamento degli acari dell'orecchio non è particolarmente importante identificare esattamente e scientificamente il tipo di acaro presente. Abitualmente, infatti, questi parassiti vengono semplicemente chiamati acari dell'orecchio. Inoltre, contrariamente a quanto comunemente si crede, tali acari possono vivere, oltre che nell'orecchio, ovunque sul corpo degli animali, e in particolare su collo, groppa e coda. Gli acari dell'orecchio sono estremamente contagiosi e particolarmente diffusi nei giovani. Si possono trasferire dal corpo della madre a quello dei figli.

Addirittura sembra che le stesse pulci possano veicolarli, trasportando, adesi su di sé, sia gli acari che le loro uova! Inoltre, proprio per la mancanza di specie-specificità che li contraddistingue, possono essere facilmente trasmessi dai cani e gatti infestati agli altri animali domestici, quali conigli, criceti, topi, furetti, ecc. Il periodo d'incubazione (ovvero il tempo che intercorre dal contagio alla manifestazione dei sintomi) varia da una a due settimane. L’uomo, invece, non viene infestato e pertanto questa non può considerarsi una zoonosi.

I cuccioli e i gattini con gli acari auricolari si grattano la zona intorno alle orecchie e/o scuotono la testa in continuazione, dal momento che questi parassiti causano un’intensa irritazione, oltre che per la loro azione meccanica diretta, sembra anche per lo scatenamento di una vera e propria reazione allergica (a questo proposito si è riscontrata una reazione allergica crociata con gli acari della polvere di cui sono lontani parenti).

L’entità di queste manifestazioni sembra comunque essere indipendente dalla carica infestante; in quanto è dovuta principalmente alla reazione dell'organismo ospite e alla sua diversa sensibilità: può infatti decorrere indifferentemente in forma silente (dal punto di vista del prurito) oppure si può avere un lieve fastidio o al contrario un prurito intenso con lesioni da grattamento anche serie sino alle forme più gravi che possono esitare in vere e proprie crisi epilettiche.

Nello stadio avanzato della malattia, si può riscontrare un sanguinamento dei condotti uditivi, al cui interno si osserva la presenza di sangue (fresco o coagulato) e a volte anche esternamente sono visibili spesse croste bruno rossastre attorno e all'interno dei padiglioni auricolari. Il sangue secco è molto simile ai fondi di caffè; pertanto se scrutate nelle orecchie del vostro animale e notate l'accumulo di un materiale simile, probabilmente sono presenti degli acari, benché sia anche possibile una concomitante infezione batterica e/o da lieviti.
L’infestazione da acari dunque è una malattia comune che non va tuttavia sottovalutata. Se non vengono trattati infatti, questi parassiti danneggiano gravemente (direttamente o indirettamente) il condotto uditivo ed il timpano, causando perdite di udito permanenti oppure, a causa dello scuotimento continuo e violento delle orecchie, si può arrivare alla rottura dei capillari del padiglione auricolare con conseguente otoematoma, che richiede, nella maggior parte dei casi, una terapia chirurgica per la sua risoluzione.

Nei casi in cui l’infestazione si spinge anche al di fuori dall'orecchio, l’animale a volte si gratta le zone colpite, altre volte no. In commercio si trovano molte preparazioni per uccidere gli acari. Questi prodotti contengono un insetticida, di solito piretrine, carbammati, organofosforici o altre sostanze di sintesi più recenti, con analoga funzione.

I prodotti per le orecchie che non contengono insetticidi non elimineranno gli acari e per questo è inutile usare prodotti umani che ovviamente non contengono tali sostanze. A seconda del farmaco usato poi, può essere necessario trattare le orecchie per 1 - 3 settimane e comunque sino alla completa scomparsa degli acari.

Come già ricordato, molti acari delle orecchie vivono sull’intera superficie del corpo dell’animale, comprese le zampe e la coda, per cui a volte si rende necessario trattare anche queste zone. In questo caso saranno efficaci prodotti studiati per le pulci e le zecche come spray, spot-on, e shampoo che contengono una delle sostanze sopracitate.

Verificate accuratamente di utilizzare prodotti approvati specificamente per i gatti quando trattate tali animali (perché spesso quelli usati per i cani sono tossici per il gatto) e soprattutto abbiate cura di trattare anche la coda. Oltre alle orecchie è proprio questa, infatti, che arrotolandosi attorno al corpo del gatto durante il sonno, risulta essere una delle parti più a stretto contatto con le orecchie. Essendo gli acari facilmente trasmissibili tra tutti gli animali domestici, è opportuno trattare contemporaneamente tutti quelli che vivono nella stessa casa.

Molti tipi di acari non sopravvivono a lungo fuori dagli animali, e quindi, di solito, non occorre trattare anche la casa ed il cortile. Ad ogni modo ovviamente seguite sempre le indicazioni e i consigli che solo il vostro veterinario è in grado di darvi, una volta esaminato il vostro animale e fatta la corretta diagnosi, prescrivendovi i prodotti più indicati e dandovi direttive precise su come comportarvi caso per caso.

A cura del dr. Antonio Sessa

FONTE: astrovet.blogspot.com

“Ordinanza contingibile ed urgente recante misure per garantire la tutela e il benessere degli animali di affezione”

mercoledì 9 settembre 2009

Sottoscritta dal Sottosegretario alla Salute On. Francesca Martini lo scorso 16 luglio, l'ordinanza è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 207 del 7-9-2009, speriamo si trasformi presto in "Legge" per essere maggiormente efficace contro il randagismo.

Cosa ordina:
  • 1. L'affidamento del servizio di mantenimento e gestione, da parte dei Comuni, dei cani randagi posti sotto la loro responsabilita' secondo le norme vigenti, deve tener conto della natura di esseri senzienti degli animali, applicando i requisiti di cui al comma 2 anche alle procedure di cui agli articoli 55 e 56 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163.
  • 2. I Comuni, ai fini dell'attuazione del comma 1, quali livelli essenziali di tutela e benessere degli animali sono tenuti ad assicurare:
  • a) la microchippatura dei cani e la contestuale iscrizione nell'anagrafe canina a nome del Comune di ritrovamento e la sterilizzazione entro il termine di sessanta giorni e, comunque, sempre prima dell'eventuale trasferimento in altro Comune avvalendosi del servizio veterinario dell'azienda sanitaria locale competente per territorio o di medici veterinari liberi professionisti convenzionati;
  • b) evitare lo stress degli animali di affezione dovuto a trasporti su lunga distanza che comunque devono essere effettuati nel rispettodel regolamento (CE) 1/2005 e del decreto legislativo 25 luglio 2007,n. 151;
  • c) il possesso da parte della struttura individuata di requisiti strutturali e condizioni di mantenimento almeno non inferiori a quelli previsti dalle leggi regionali e dei regolamenti attuativi del territorio di provenienza dei cani;
  • d) il possesso da parte della struttura individuata dell'autorizzazione sanitaria e la presenza di un medico veterinario libero professionista come responsabile sanitario;
  • e) la struttura individuata per il mantenimento dei cani, inclusi eventuali moduli contigui alla struttura, non deve avere un capacita' superiore o superare le duecento unita' di animali;
  • f) la capacita' di restituzione dell'animale al proprietario che ne faccia richiesta, prevedendo la precisa indicazione delle procedure e delle modalita' per assicurare tale restituzione;
  • g) la struttura individuata per il mantenimento dei cani, deve prevedere l'accesso alla struttura e la presenza delle associazioni riconosciute in conformita' alla vigente normativa regionale, onlus o enti morali aventi come finalita' la protezione degli animali, al fine di favorire l'adozione dei cani;
  • h) garantire attivita' che aumentino l'adottabilita' dei cani e l'apertura al pubblico della struttura almeno tre giorni a settimana, di cui uno festivo o prefestivo, per almeno quattro ore al giorno. L'orario di apertura al pubblico deve essere comunicato all'azienda sanitaria locale competente per il territorio di ritrovamento e di arrivo degli animali e deve essere esposto in modo ben visibile tramite apposita cartellonistica all'ingresso della struttura;
  • i) implementazione di ulteriori iniziative utili a incentivare l'adozione dei cani anche attraverso l'affissione presso l'albo pretorio e altri spazi pubblici o apposite pagine sul proprio sito internet.
  • 3. I Comuni in sede di bando di gara o di convenzione e di valutazione delle offerte economiche devono prevedere principi di prelazione a favore delle strutture che:
  • a) comportino minimi spostamenti degli animali preferendo ove possibile strutture sul proprio territorio provinciale o regionale;
  • b) si avvalgono di servizi prestati da associazioni riconosciute in conformita' alla vigente normativa regionale, onlus o enti morali aventi come finalita' la protezione degli animali;
  • c) siano gestite da associazioni riconosciute in conformita' alla vigente normativa regionale, onlus o enti morali aventi come finalita' la protezione degli animali.
  • 4. Il Sindaco del Comune rimane responsabile dei cani prelevati sul proprio territorio e collocati in strutture site in altri Comuni ed in altre regioni di provenienza e deve:
  • a) informare del trasferimento dei cani il servizio veterinario dell'azienda sanitaria locale competente per territorio della struttura individuata;
  • b) effettuare verifiche periodiche sullo stato di salute e benessere dei propri animali non meno di una volta l'anno;
  • c) dare comunicazione dei risultati ottenuti e dello stato di salute e benessere degli animali al Consiglio comunale anche nel Rendiconto della gestione.
  • 5. Il servizio veterinario dell'azienda sanitaria locale competente per territorio sulla struttura individuata resta comunque responsabile della vigilanza sulla struttura stessa, sulle condizioni igienico sanitarie e di benessere degli animali e sulle azioni di prevenzione e di profilassi effettuate.

Vivere con il gatto

mercoledì 2 settembre 2009

La relazione con un gatto ci dona relax, armonia, intimità, grazia, creando nel nostro mondo una sorta di rifugio che ci permette di staccare la spina e goderci un po’ di tranquillità domestica. Il gatto è affettuoso ma non asfissiante, è presente ma nello stesso tempo discreto. Non è affatto vero che il gatto non si affeziona all’ uomo e molte delle dicerie che vedono il gatto come egoista, approfittatore, traditore, sornione e soprattutto autonomo sono pregiudizi che derivano dal fatto che viene sempre utilizzato come modello positivo di relazione il cane, per questo non ci si accorge di quanto il gatto si affidi alle cure del proprietario e a quanto vi sia legato: per il gatto vivere con l’ uomo significa rimanere in famiglia per tutta la vita. Ha bisogno di una presenza discreta, fatta di abitudini e rituali, vuole la certezza di poter contare su di noi, ci chiama ogni volta che si trova in difficoltà. La sua tendenza esplorativa è sempre indice della nostra capacità di aver creato una situazione complessiva che infonde in lui sicurezza e benessere. Avere un gatto significa dedicargli del tempo e delle attività e non solamente dargli cibo e coccole: è indispensabile intervenire sull’ ambiente domestico per farlo sentire in una condizione di perfetta integrazione con il suo mondo e con noi, è indispensabile dar vita a dei rituali che consentano al gatto di regolare il proprio bioritmo al nostro.
Nel mondo felino non ci sono giochi di squadra , schemi di concentrazione, dinamiche di comando e ubbidienza come per i cani, esiste solo il piacere di stare insieme tra amici: per il gatto il padrone rappresenta un compagno di giochi, la preda, il predatore, l’ oggetto posseduto, il luogo da abitare.
Adottarne uno significa accettare la sua visione tridimensionale della casa, per questo non bisogna innervosirsi del fatto che salterà sui mobili, sui ripiani e visiterà qualsiasi apertura accessibile. Quella con il gatto è una vera e propria convivenza, fatta di momenti di incontro e di momenti in cui preferisce stare solo e vive a modo suo la casa.

Necessità primarie

Il gatto cerca la sua sicurezza nel luogo in cui vive , a differenze del cane che la ricerca nel rapporto con il proprietario, per questo bisogna fare attenzione ogni volta che si decide di modificare l’ ambiente in cui vive, come ad esempio spostare un divano, rivoluzionare la destinazione d’ uso di una stanza, il cambio di deodoranti.
Prima dell’ ingresso in casa del gatto è necessario preparale nel modo giusto, togliendo tutti gli oggetti in bilico che potrebbero essere pericolosi per lui e impostando una compartimentazione della casa in zone adibite alle sue diverse attività:
  • zona di toeletta: sempre accessibile ma tranquilla e non disturbata
  • un’ area per il bere e il mangiare: distante dalla toeletta
  • una zona di riposo: il più possibile decentrata
Il gatto ha necessità comportamentali molto semplici ma di fondamentale importanza, come la riservatezza, la libertà di avere una via di fuga in situazioni per loro non piacevoli e la possibilità di avere facile accesso alle risorse primarie.
Preferisce fare piccoli pasti durante tutto l’ arco della giornata, perciò ha bisogno di una zona della casa in cui sia sempre presente cibo e si consiglia quindi di utilizzare le crocchette.
Per soddisfare la seta necessita di acqua a disposizione che sia sempre pulita , fresca e abbondante, a volte alcuni gatti prediligono abbeverarsi dal getto dei rubinetti della casa perché attratti dal movimento dell’ acqua e per assumerne sempre di fresca, per ovviare si possono installare in alcuni punti della casa della piccole fontanelle-abbeveratoio, ideate appositamente per loro, che garantiscono un continuo ricircolo dell’ acqua fornendo una valida alternativa al dover aprire il rubinetto del lavandino.
Il nascondersi e cercare rifugio in luoghi alti è tra le principale strategie feline per ridurre lo stress, per questo è necessario concedere l’ opportunità al gatto di rintanarsi e arrampicarsi se lo desidera. Dal momento che nella nostre case , a causa dell’ arredamento, l’ accesso alle zone di riposo collocate in alto è limitato, si possono adottare alcune soluzioni: installare dei ripiani su cui il gatto possa salirvi senza arrecare danni oppure munirsi degli arrampicatoi studiati appositamente per loro nei quali ci sono zone per il gioco, per il relax , per il cibo e il graffiatoio, queste strutture sono ideate per essere non solo apprezzate dal gatto, sulle quali si diverte, ma anche dal proprietario in quanto possono essere facilmente adattabili all’ arredamento di casa.
Un altro elemento fondamentale da introdurre in casa è la cassetta igienica che deve essere collocata in un logo tranquillo e appartato e lontano dalla zona cibo. Si deve scegliere una lettiera adatta ovvero che fornisca uno strato soffice e facilmente rastrellabile. Lo strato della lettiera deve essere tale da permettere al gatto di scavare un buco nel quale poi farà i suoi bisogni per poi ricoprirli. È importante all’ inizio comprendere quale sia il modello di lettiera che preferisce il gatto, per evitare che si cerchi luoghi alternativi per sporcare, per questo l’ ideale sarebbe avere almeno due modelli, quello aperto e quello chiuso, collocati in luoghi diversi per far scegliere al gatto quale preferisce.

I sistemi di comunicazione

Il gatto vive in un universo di odori: il suo modo di attribuire famigliarità all’ ambiente è proprio quello di apporvi dei marchi chimici, i feromoni, che vengono prodotti in diverse regioni della cute: guance, mento, dorso, base coda e polpastrelli.
Il graffiare rappresenta un importante strumento di comunicazione, sia come segnale visivo, con le graffiature verticali in zone visibili della casa come i mobili, la zona dell’ ingresso, i divani, sia come segnale odoroso lasciato sulla superficie graffiata, dato dai feromoni emessi dalle ghiandole poste sotto le zampe, per questo è fondamentale che abbiano a disposizione una zona adatta a tale scopo: in commercio vendono graffiatoi di diverse tipologia in base alle esigenze.
Altri sistemi di comunicazione tipici dei felini sono: lo strofinamento, che serve per identificare un oggetto, una persona o un altro gatto come appartenente allo stesso gruppo sociale, sempre attraverso il rilascio di feromoni dalle ghiandole poste sul muso, sui fianchi e sulla coda; la marcatura urinaria con spruzzi di urina, come delimitazione territoriale e per ricercare un compagno. Alla marcatura si può ovviare facendo sterilizzare il gatto, sia femmina che maschio, prima che raggiunga la maturità sessuale che si aggira intorno ai 6 mesi.

La socializzazione

Le esperienze vissute dal gattino sono in grado di influenzare il suo comportamento da adulto: attraverso il processo di socializzazione imparano a relazionarsi con le persone e con gli altri animali. Devono abituarsi a vedere, sentire e conoscere tutto ciò che offre la vita in casa con tutti i suoi rumori e oggetti strani; tutto deve essere fatto con calma, tranquillità: deve sentirsi al sicuro quando incontra nuovi stimoli.
È importante che si abituino fin in tenera età al contato fisico con le persone: devono venire sistematicamente manipolati in ogni parte del corpo come nelle orecchie, nella bocca, tra le dita nonché ad essere spazzolati, per far sì che diventino adulti socievoli ed avvezzi a essere coccolati e anche visitati dal veterinario al momento del bisogno. Anche per il gatto esistono problemi legati ad un eccessivo attaccamento al proprietario, per questo bisogna favorire il distacco intorno al quarto mese di vita dandogli spazi e la possibilità di giocare in autonomia, in questo modo il gatto diventerà socievole ed avrà piacere di stare in compagnia del proprietario, ma sarà anche in grado di stare da solo a casa senza distruggere ciò che lo circonda.

Il gioco

Il gioco rappresenta una sorta di apprendistato alla vita: i gatti imparano dai genitori a diventare formidabili giocolieri, per questo non ci si deve stupire se dopo aver fatto le fusa al proprietario il gatto assumerà atteggiamenti aggressivi o di fuga, perché rappresentano quasi sempre un seguito all’interazione tranquilla delle coccole come farebbero con la propria madre per imparare le tecniche più abili di caccia.
Il gatto è un predatore che caccia non solo per procurarsi il cibo ma anche solo ed esclusivamente per il gusto di cacciare: in natura occuperebbe circa un quarto della sua giornata cacciando, per questo è fondamentale fornirgli la possibilità di intrattenersi in casa in attività ludiche che possano mimare l’ arte venatoria, come ad esempio rincorrere una semplice pallina di stagnola fino a fornirgli i giochi appositamente studiati, palline, pendagli colorati, rocchetti di legno ecc.., altrimenti potrebbe rivolgere il suo comportamento predatorio a qualsiasi altro oggetto in movimento come mani, piedi, tende ed altro ancora., oppure in giochi allucinatori, in genere al crepuscolo quando l’ attività di caccia in natura prenderebbe il sopravvento.
Il modo migliore per dare fantasia al proprio rapporto con il gatto e conoscerlo meglio è proprio dato dal gioco che rappresenta anche un ottima base per educare il nostro gatto: l’ interruzione del gioco nel gatto così come nel cane, ha un forte potere didattico e ci permette di moderare atteggiamenti come mordere e graffiare. Attraverso il gioco con gli oggetti possiamo indirizzare il suo interesse verso determinate tipologie di cose, evitando di usare pezzi di stoffa o di spugna che incentiverebbero la sua distruttività, così come il classico gomitolo che può essere molto pericoloso se ingoiato. In commercio esistono un gran numero di giocattoli per gatti: dai topolini di pezza alle palline con i sonagli, dalle penne con la corda al sacchetti di erba gatta. Ci sono delle vere e proprie palestrine con diversi stimoli su cui possono indirizzare la loro vena predatoria e affinare le loro doti acrobatiche, in quanto riuniscono l’ opportunità di arrampicarsi, stare in equilibrio e farsi le unghie oltre ad avere vari giochi appesi che permettono di esercitare le abilità predatorie.

L’espressività corporea

La gestualità del gatto si differenzia sostanzialmente da quella del cane e questo può essere fonte di incomprensione da parte dei proprietari abituati al cane che vogliono adottare un gatto:
  • la coda alta nel gatto è un segnale di benvenuto, nel cane di superiorità;
  • lo scodinzolare bassa nel gatto è un segnale di irritazione mentre nel cane di socievolezza;
  • porsi sul fianco con le orecchie abbassate nel gatto è segnale di un’ imminente aggressione, mentre nel cane è segnale di sottomissione.
  • La posizione del corpo è importante per capire lo stato d’ animo del gatto:
  • rilassato: posiziona la testa al di sopra del resto del corpo;
  • impaurito o in posizione difensiva: si accuccia, con la testa reclinata verso la minaccia o si mette laterale pronto a colpire con le zampe;
  • interessato o pronto a dar il via al suo comportamento predatorio: si mette orizzontale al terreno;
  • aggressivo: è saldo sulle quattro zampe, incurva la schiena verso l’ alto e la testa al di sotto del corpo;
  • impaurito: si mette sulla punta della zampe con una gobba molto accentuata.
Le movenze tipiche dell’ invito al gioco sono date dal balzo laterale, ma anche dalle movenze a scatti, il balzo orizzontale in avanti seguito dalla fuga.
La minaccia facciale è realizzata con la posizione dei padiglioni auricolari, il contorno degli occhi, le pupille, gli angoli della bocca, la posizione dei baffi:
  • quando il gatto è rilassato le orecchie sono verticali, gli occhi semisocchiusi, le pupille più o meno dilatate a seconda della quantità di luce, gli angoli della bocca spinti verso l’ alto o semiaperta con la lingua che esce, i baffi laterali;
  • quando è spaventato i padiglioni auricolari sono appiattiti di lato, gli occhi spalancati, le pupille dilatate, la bocca aperta con gli angoli rivolti verso il basso, i baffi all’ indietro;
  • aggressivo o in situazioni di eccitazione, irritazione o durante il gioco offensivo, le orecchie sono erette all’ indietro, gli occhi spalancati e i baffi in avanti, le pupille dilatate e la bocca aperta che mostra i denti.
Altro elemento fondamentale per comprendere la gestualità è il movimento della coda:
  • il saluto amichevole e di pacificazione è rappresentato dalla coda eretta;
  • l’ atteggiamento rilassato è dato dalla coda ripiegata posteriormente formando con il corpo un angolo acuto, mentre un gatto spaventato tiene la coda sotto il corpo;
  • l’ agitazione è rappresentata da movimenti orizzontali della coda di ampiezza proporzionale al livello di agitazione o conflittualità. La velocità dell’ ondeggiare indica l’ imminenza di una possibile aggressione.
  • durante il gioco assume una forma di “U” capovolta mentre nelle situazioni di conflitto o di aggressività dà luogo a una sorta di “L” capovolta.
Il trasportino

Uno dei principali problemi nella vita del gattino è rappresentato dal trasportino. Questo oggetto in genere compare nella vita del gatto solo quando deve essere portato da qualche parte, in genere non molto piacevole come dal veterinario. Per fare in modo che non sviluppi un’ associazione negativa con il trasportino è necessario educarlo fin da subito che questo oggetto è parte integrante della sua vita: deve poterlo utilizzare quando vuole anche durante le fasi di gioco e di relax, deve diventare per lui famigliare. Nasconderlo tra un viaggio e l’ altro serve solo ad accrescere la sua risposta negativa, al contrario lasciandolo a sua disposizione potrà rendere il viaggio molto più piacevole e sicuramente meno stressante e spaventoso. Il primo passo è la scelta del trasportino che deve essere:
  • facile da pulire
  • di semplice accesso e uscita per il gatto
  • sicuro per il gatto stesso
Si consiglia di evitare quelli totalmente in rete metallica e quelli con tanti tasselli da inserire per la chiusura, ma di acquistare quelli in plastica che offrono al gatto la possibilità di guardare fuori dalla portina a rete oppure di rintanarsi sul fondo in un ambiente semibuio se spaventato.
E’ consigliabile dopo ogni viaggio di lavarlo con acqua e sapone neutro e poi spruzzare all’ interno il “ Feliway ”, i feromoni appaganti del gatto, così da togliere quelli rilasciati durante il trasporto, corrispondenti alla paura, e renderlo di nuovo confortevole e rassicurante.

Il benessere

Il “ Feliway” , nella versione di diffusore ambientale, può essere utilizzato in casa, nelle zone frequentate dal gatto, per creare un ambiente a lui famigliare e soprattutto per aiutarlo nell’ inserimento nella nuova dimora e quindi prevenire forme di ansia e stress.
Infatti bisogna fare molta attenzione ai segnali che ci invia perché anch’ esso può soffrire lo stress se i suoi bisogni non sono soddisfati o se prova paura o dolore, se ci sono cambiamenti o se perde il padrone; questi segnali sono rappresentati dalla marcatura al di fuori della cassetta igienica, dall’ aggressività, ansia, ossessiva e maniacale ripetizione di alcuni comportamenti come il leccarsi.
Infine per il benessere del gatto è fondamentale anche la cura del suo pelo grazie alla toelettatura: è necessario abituarli ad essere spazzolati almeno tre volte a settimane e per i gatti a pelo lungo anche quotidianamente, oltre ad essere un rituale molto gradito dal micio in quanto si eliminano nodi e pelo morto, serve a rinsaldare il rapporto con il proprietario, così come la pulizie di occhi, orecchie e taglio delle unghie, proprio come una mamma si prenderebbe cura dei sui micetti.

A cura della dott.sa Monica Manassero

FONTE: Clinica Borgarello Blog

Il sindaco fa la guerra ai gatti

lunedì 24 agosto 2009

L’ordinanza di Schirato: «Vietato sfamare gli animali randagi»

Vita da cane recita il detto. A Portula non se la passano bene nemmeno i gatti. Vietato dar da mangiare ai felini randagi: è l’ultima ordinanza, datata 10 agosto, del sindaco Vanni Schirato.

Non si arrabbi il wwf: «Non ho assolutamente nulla contro gli animali» assicura il primo cittadino. «Ma nelle frazioni le colonie feline e i loro componenti sono aumentati a dismisura. Vogliamo contrastare l’abitudine di alcuni a sfamare artificialmente i gatti: è una questione di decoro e igiene».

Suolo pubblico o suolo privato cambia poco. Chi venisse sorpreso ad abbandonare cibo nel territorio di Portula incapperà in una sanzione amministrativa.

Cinquanta euro per la precisione, cento in caso di reiterazione: «Non possiamo intervenire in modo diverso» ammette Vanni Schirato. «I gatti si riproducono a macchia d’olio e più volte l’anno. Sterilizzarli costa parecchio. Spendiamo a dovere per occuparci dei cittadini, sborsare cifre così onerose per i gatti mi sembra davvero fuori luogo».

Senza dimenticare che nelle ultime settimane le lamentele dei residenti sono cresciute parecchio: «Nelle frazioni di Gila, Castagnea e Galfione il problema è serio: si trovano gatti ovunque, sporcano provocando inconvenienti igienici ed entrano nelle case. Dobbiamo assolutamente mettere un freno a questa situazione di disagio» prosegue il sindaco di Portula.

In altre parole la guerra ai gatti randagi è aperta. Ai vigili urbani il compito di far rispettare l’ordinanza: «Saremo intransigenti» assicura Schirato. «Lo facciamo per il bene della comunità: vogliamo un paese pulito».

FONTE: www.ilbiellese.it

Il caso si commenta da sè, chi volesse partecipare alla protesta in corso da parte di singoli cittadini e associazioni, può scrivere senza insulti e ingiurie a:

Clamidiosi felina

giovedì 20 agosto 2009

La clamidiosi è una malattia a carattere infettivo provocata da un batterio intracellulare obbligato, Gram negativo:

Chlamydophila felis”

(nuova denominazione di Chlamydia psittaci var. felis)

Chlamydia è primariamente un patogeno della congiuntiva oculare del gatto sebbene possa provocare sintomi respiratori per coinvolgimento delle vie aeree superiori spesso in co-infezioni con virus respiratori (complesso Herpesvirus, Calicivirus, Chlamydia).

Studi epidemiologici mostrano che il 5-10% dei gatti ha avuto una recente esposizione con questo microrganismo, isolato comunemente dalla congiuntiva. Il 50% dei gatti colpiti ha un’età minore di 6 mesi. Gli anticorpi non sembrano essere protettivi, quindi sono possibili infezioni ricorrenti in gatti adulti e l’eliminazione del patogeno nell’ambiente può continuare per 8 mesi e occasionalmente più a lungo. Anticorpi materni sembrano proteggere i gattini contro l’infezione per un periodo di circa 5-8 mesi dalla nascita.

Per l’instaurarsi dell’infezione è necessario il contatto diretto tra gatti tramite le secrezioni oculari infette oppure i microrganismi possono essere veicolati a livello della congiuntiva di animali suscettibili con lo starnuto. C. felis ha infatti un limitato periodo di sopravvivenza fuori dall’ospite (<24 style="font-weight: bold;">I segni clinici coinvolgono inizialmante un solo occhio per poi passare ad entrambi e sono caratterizzati da congiuntivite con scolo oculare sieroso poi mucopurulento, blefarospasmo e chemosi molto marcata nei casi più acuti. A volte è possibile febbre e inappetenza. Secondariamente si può sviluppare iperemia e follicolite congiuntivale cronica fino ad arrivare ad ulcerazione della cornea.

Spesso però la patologia è autolimitante e può risolversi senza trattamento.

Quando è presente un coinvolgimento dell’apparato respiratorio sono possibili un modico scolo nasale, starnuti, tosse fino ad una polmonite subclinica molto lieve che di solito viene rilevata solo istologicamente. C. felis, oltre alla localizzazione oculare, è stata anche isolata da altri epiteli e mucose, tra cui il polmone, il tratto gastrointestinale in cui non sembra avere un ruolo patogeno, e l’apparato riproduttivo in cui sembra invece portare ad infertilità nei gatti (insuccesso riproduttivo, aborto).

Il trattamento per via sistemica della clamidiosi offre maggiori garanzie di successo; è fondamentale però che tutti i gatti che vivono a contatto tra loro o in colonie siano trattati. Essendo un microrganismo intracellulare, con un ciclo vitale che attraversa varie fasi durante le quali si rivela diversamente sensibile all’azione degli antibiotici, il trattamento risulta essere di lunga durata.

Gli antibiotici di prima scelta sono le tetracicline: doxycyclina, ossitetraciclina.

Il trattamento deve essere effettuato fino a due settimane oltre lo scomparire di tutti i segni clinici e durare nel complesso almeno 4 settimane; spesso occorre ripeterlo a cicli per evitare la comparsa di recidive. La terapia antibiotica in gruppi di animali o in colonie è spesso onerosa e riesce solo a limitare l’impatto clinico della patologia, ma non riesce ad eradicarla. In ambienti a rischio di Clamidiosi dove i gatti vivono in condizioni di sovraffollamento (pensioni, allevamenti o esposizioni feline) è quindi consigliabile la profilassi vaccinale.

FONTE: Clinica Borgarello Blog

Cat-nappers: ladri di gatti in Cina

sabato 15 agosto 2009

In Cina "rubano" i gatti per venderli ai ristoranti.


Poche settimane fa, un gruppo di attivisti zoofili della provincia di Shanghai e' riuscito a liberare centinaia di gatti, che erano destinati a diventare piatti "prelibati" nei ristoranti del sud della Cina [1].

In un filmato on-line si puo' vedere un camioncino fermo in un cortile, carico di casse di bambu' alte si' e non una ventina di centimetri, letteralmente stipate di gatti. Si vedono alcune persone che cercano di rinfrescarli spruzzandogli addosso dell'acqua, i curiosi che osservano la scena, i poliziotti che discutono con gli attivisti. Non possiamo darvi conto dell'audio perche' e' in cinese e quindi ci accontentiamo delle didascalie e dei commenti trovati sull'argomento.

Dopo ore di trattativa con la polizia (e pare con il pagamento di un "riscatto" di circa 2000 dollari) finalmente le gabbie vengono trasbordate su un altro camion. I gatti sono poi stati liberati in colonie protette, o adottati o riconsegnati alle persone cui erano stati rubati.

Si', perche' si tratta di gatti "rubati". In Cina ci sono persone che vanno a catturare i gatti liberi, ma anche quelli che hanno una famiglia, non facendosi scrupolo di prendere anche quelli che hanno un collarino o un segno di riconoscimento, per ammassarli in queste minuscole gabbiette e spedirli poi in treno o in camion verso le province del sud, dove finiranno nei ristoranti, serviti come un antico piatto tradizionale.

Questi ladri di gatti riescono a catturare 40-50 gatti in un giorno, che tengono poi segregati in queste gabbiette di bambu' preoccupandosi solo di farne arrivare vivi a destinazione il maggior numero possibile e incassare i 7-8 dollari che vengono loro pagati dai ristoranti.

Queste persone che vanno a caccia di gatti non sono perseguibili perche' in Cina non esistono al momento leggi che proteggono questi animali ne' che ne riconoscono la proprieta' (e quindi il furto). E' allo studio un progetto di legge [2] che si spera venga approvato in tempi brevi e che, tra le altre cose, ponga fine a questo vergognoso commercio. Come fanno notare alcuni attivisti, non bisogna pero' sottovalutare il rischio che alla cattura dei randagi e dei gatti di casa si sostituiscano gli allevamenti, come peraltro e' gia' successo con i cani [3].

L'episodio rappresentato nel filmato non e' un caso isolato. La sensibilita' animalista, o almeno zoofila, si sta rapidamente sviluppando in Cina, anche grazie alla sempre piu' diffusa presenza di cani e gatti nelle case delle persone.

L'azione raccontata nel filmato ha portato al salvataggio di 800 gatti, altri 1000 hanno ritrovato la liberta' in un intervento analogo [4], ci sono raid di attivisti per liberare i gatti che vengono venduti nei mercati, le proteste contro i ristoranti che servono piatti a base di cane e gatto si stanno facendo sempre piu' frequenti e incisive.

Segnaliamo alcuni siti di associazione animaliste cinesi... con la traduzione in inglese :-)

Fonti:

[1] Telegraph.co.uk, Hundreds of cats rescued from being eaten in China, 29 giugno 2009
[2] AgireOra Network, Prima legge a tutela degli animali in Cina, 28 giugno 2009
[3] Telegraph.co.uk, Cat-nappers feed Cantonese taste for pet delicacy, 1 gennaio 2009
[4] Care2, 2000 Cats Just Rescued Near Shanghai!!!!!, 8 agosto 2009

Il Campidoglio per Fido: un numero verde contro gli abbandoni

martedì 4 agosto 2009

Agosto è un mese terribile per gli animali. Quelli domestici soprattutto. Ma non per il caldo, o comunque non solo: agosto è infatti il periodo in cui rischiano più di tutti di finire abbandonati in mezzo ad una strada. In Italia è una piaga che riguarda ben 750mila tra cani, gatti, uccellini, criceti, e tutti quegli animali definiti da «affezione». E se pensiamo che di questi oltre il 70% muore per denutrizione o per incidenti stradali, si comprende bene che dimensione abbia il fenomeno. Un fenomeno di inciviltà con un ampio risvolto sociale anche per gli esseri uomini però: ogni anno negli stessi incidenti stradali muoiono 200 persone.

Il Comune di Roma ha deciso di scendere in campo con la campagna «anti-abbandono», presentata ieri dall’assessore capitolino all’Ambiente, Fabio De Lillo, alla presenza di Simona Branchetti, giornalista del Tg5 e madrina della campagna; Federico Coccia, consulente tecnico dell’assessorato e Bruno Cignini, direttore dell’Uffico Tutela e Benessere degli Animali. L’iniziativa consta dell’attivazione di un numero verde (800088211, ma si può chiamare anche lo 060606) che inizialmente sarà operativo tutti i giorni dalle 10 alle 17 per poi allungare l’orario da settembre dalle 9 alle 21.

Un numero al quale chiedere ogni tipo di informazione: cosa fare in caso di smarrimento o ritrovamento di un animale; cosa fare se si viene morsi; come e dove rivolgersi per adottare un animale; dove e come trovare pensioni per animali; dog e cat sitter; allevamenti; scuole di educazion; veterinari e pronto soccorsi; ecc.. Insomma, uno «sportello sos» sempre pronto. E grazie alla collaborazione con alcune emittenti radiofoniche (Radio Dimensione Suono, Radio Dimensione Suono Due, Ram Power e Radio Radio) i cittadini potranno ascoltare degli spot che ricorderanno l’iniziativa in onda 14 volte al giorno.
La campagna «anti-abbandono» andrà avanti per tutto l’anno e «da settembre - ha tenuto a precisare l’assessore De Lillo - coinvolgeremo anche le scuole, gli animali saranno uno dei temi centrali del festival dell’ambiente. Inoltre, bisogna puntare a un ufficio adozioni all’interno del Bioparco, che con 600mila visitatori all’anno, è il terzo museo di Roma».
Un plauso all’iniziativa dell’amministrazione capitolina è arrivato dal presidente della Commissione Ambiente Andrea De Priamo (PdL). «Questa campagna - ha detto - prosegue la traccia in tema di tutela e benessere degli animali iniziata con l’approvazione della delibera comunale sulle botticelle. E del resto stiamo lavorando da tempo alla stesura di un nuovo modello di canile, modellato sull’idea di “parco canino“ dodato di strutture più adeguate a tutelare il benessere dell’animale nel periodo di permanenza nella struttura».
E a testimoniare la passione messa nell’iniziativa, il Comune capitolino ha deciso di dotarsi di una testimonial davvero d’eccezione: stiamo parlando di Giza, la cagnetta-eroe che lo scorso mese di luglio salvò da un incendio un’intera palazzina nei pressi del Pantheon. La vita che porta altra vita: la cagnetta, una meticcia di piccola taglia, venne trovata dai suoi anziani padroni sul ciglio di una strada, la adottorano subito ed ora lei li ha ripagati, abbaiando nel cuore della notte e portando fuori da sicura morte loro e tutto il vicinato. Il successo di Giza deve essere d’insegnamento e anche per questo il Comune sta già pensando alla seconda campagna che prenderà il via a Natale: adotta un animale.

FONTE: www.ilgiornale.it

Troppo sole fa male alla pelle…e non solo alla nostra

giovedì 30 luglio 2009

Sui danni che le radiazioni solari possono produrre alla nostra pelle siamo ormai tutti piuttosto ben informati; all’inizio di ogni estate telegiornali e trasmissioni di carattere medico ci ripetono cosa il sole può fare alla nostra pelle e come possiamo proteggerci. Forse però non tutti sanno che ciò che il sole fa alla nostra pelle può farlo anche alla pelle degli animali domestici; l’unica differenza risiede nel fatto che spesso gli animali hanno il pelo che li difende dai raggi UVA e UVB, mentre gli uomini, a parte forse qualche piccola eccezione, no.

Credo che sia evidente che le zone più sensibili ai danni solari sono quelle dove la pelle non è pigmentata (cioè rosa) e parzialmente o completamente priva di peli.

I gatti più frequentemente colpiti sono quelli a pelo bianco e cute rosa (sembra che i gatti bianchi con gli occhi azzurri siano i maggiormente sensibili), ma più in generale tutti quelli con la cute rosa; le zone più tipicamente coinvolte sono la punta delle orecchie, il naso e le palpebre.

Il discorso è molto simile per i cani: i cani più suscettibili sembrerebbero essere i bull terrier, i dalmata e i boxer albini, ma in generale sono a rischio tutti quelli con la cute rosa e il pelo rado. Le zone più sensibili sono il naso, ma anche la pancia e la parte interna delle cosce.
In entrambe le specie la presenza di ferite o cicatrici rappresenta un ulteriore fattore di rischio (perchè anche qui la pelle è rosa, giovane e non coperta da peli).

Il primo stadio delle cosiddette lesioni “attiniche” (cioè causate dalle radiazioni solari), è rappresentato dall’eritema: la pelle si arrossa, si formano delle piccole bollicine e la zona interessata tende a gonfiarsi leggermente. Laddove la pelle è sottile, come sulla punta delle orecchie, si possono notare i vasi sanguigni che si dilatano. Con il proseguire dell’esposizione le lesioni spesso tendono ad allargarsi e aggravarsi, quindi tendono a formarsi inizialmente delle piccole scagliette, poi le lesioni si “aprono” e si formano delle piccole ulcere superficiali.

La terapia consiste nel limitare più possibile l’esposizione dell’animale al sole e nell’utilizzare protezioni solari ad alto schermo (che semplicemente si spalmano sulle zone interessate). Se le ulcere sono estese (le zone dove la pelle si è “aperta”), può essere necessario associare un antibiotico per bocca.

Nei cani che hanno lesioni localizzate sulla pancia e sulle zampe, oltre ai danni superficiali già descritti, si possono formare anche delle lesioni più profonde, come noduli sottocutanei che nel tempo tendono ad aprirsi all’esterno e ad infettarsi.

Purtroppo anche negli animali, così come nell’uomo, i danni solari possono progredire, quindi con il passare del tempo la pelle può ispessirsi e apparire non liscia, ma a ”scaglie” o a “placche”; questo di solito rappresenta uno stato pre-canceroso che può evolvere in tempi variabili nella trasformazione in tumori maligni come carcinomi ed emangiosarcomi.

È ovvio che il primo consiglio che posso dare è di proteggere con cura gli animali dal sole. Chi ha un animale con la pelle rosa e/o con il pelo rado come quelli descritti precedentemente (e riportati nelle foto) dovrebbe evitargli l’esposizione al sole, soprattutto nelle ore più calde della giornata (proprio come ai bambini). Quando ciò non fosse possibile, sarebbe opportuno proteggere la pelle del nostro amico con protezioni solari (ne esistono di specifiche per animali, ma anche quelle nate per l’uso umano vanno bene). Nel caso in cui si inizino ad osservare i primi danni prodotti dal sole il divieto di esposizione nelle ore più calde della giornata dovrebbe diventare tassativo, così come l’obbligo di utilizzare dei prodotti solari; non vorrei fare del terrorismo, ma considerate che il vostro animale potrebbe già essere in una fase pre-tumorale.

Nel caso in cui la pelle non risulti “integra” si dovrebbe contattare il veterinario per valutare la necessità o meno di una terapia antibiotica. Qualora la progressione delle lesioni sia arrivata allo stadio di tumore (e in questo caso sarà il veterinario a stabilirlo ), l’unica terapia è quella chirurgica, con l’asportazione, quando possibile, delle zone interessate.

Considerata l’entità dei potenziali danni (tumori), considerato che non sempre i tumori (anche quelli causati dal sole) possono essere asportati (le orecchie al gatto si possono togliere, ma una lesione estesa, ad esempio sul naso, spesso non consente una completa asportazione chirurgica) e considerata la conoscenza dei fattori di rischio e delle possibili metodiche di prevenzione, il mio suggerimento è ovvio e banale: avete la conoscenza, avete le armi: lavorate sulla prevenzione!

FONTE: Veterinaria Giustiniana

Emobartonellosi: Anemia infettiva felina

martedì 28 luglio 2009

Il responsabile della malattia è il Mycoplasma haemofelis, un microorganismo parassita dei globuli rossi.

I gatti possono contrarre l’emobartonella:
  • Attraverso le pulci
  • Durante la gravidanza, per via transplacentare
  • Durante il parto per contatto di sangue dalla madre infetta al gattino
  • Durante l’allattamento
  • A causa di trasfusioni di sangue infetto
Non è ancora del tutto noto come avvenga la trasmissione della malattia da gatto a gatto. Le gatte clinicamente malate possono infettare i gattini ma non è stato determinato se latrasmissione avvenga in utero, durante il parto o attraverso l’allattamento. E’ stata ipotizzata la trasmissione attraverso il morso. I combattimenti e l’infestazione di pulci hanno un ruolo nella trasmissione dell’infezione.

Il tempo che intercorre fra l’inoculazione e la parassitemia è solitamente di 6-17 giorni.

I microorganismi si fissano alla superficie della membrana eritrocitaria ed inducono un danno strutturale, che abbrevia la vita dei globuli rossi e provoca la perdita di emoglobina. L’esposizione e l’alterazione degli antigeni associati alla membrana eritrocitaria determinano la produzione di autoanticorpi che rivestono gli eritrociti e possono dare inizio a un’emolisi. Gli anticorpi fissati alle membrane degli eritrociti possono causare l’agglutinazione, inibendo la circolazione dei globuli rossi attraverso la milza ed altri letti vascolari.
La maggior parte della perdita degli eritrociti è dovuta alla loro fagocitosi nella milza.

Segni e sintomi

L’anemia infettiva felina, causa anemia che si può accompagnare a febbre nei primi stadi della malattia. I segni clinici includono stanchezza, depressione, riduzione del’appetito, e pallore delle mucose , talvolta associati a perdita di peso o manifestazioni respiratorie. Tali segni clinici sono comuni a molte altre patologie che causano anemia e non specifici dell’emobartonellosi. Altri segni clinici possono essere aumento di volume della milza e dei linfonodi.

Le prime due o tre settimane dall'infezione sono asintomatiche: il gatto sta apparentemente bene. Alcuni gatti riescono a rimanere in questa fase per molto tempo, anche per tutta la vita: nonostante si siano infestati con Mycoplasma haemofelis non manifestano alcun problema. Sono per questo detti portatori sani. La maggior parte dei gatti però non rimane asintomatica e, presto o tardi, svilupperà la malattia. A volte è necessario un fattore stressante, come una malattia o un intervento chirurgico.

L'emobartonellosi inizia con una fase acuta caratterizzata da una grave anemia che può anche portare a morte il gatto. I parassiti infatti si legano alla membrana dei globuli rossi, danneggiandoli e rendendoli così soggetti all'azione della milza che li distrugge. Se l'animale non muore durante la fase acuta inizia la fase di guarigione nella quale i globuli rossi non vengono più alterati ed Mycoplasma haemofelis viene imprigionato nella milza, senza tuttavia venire eliminato del tutto. Nonostante il gatto cominci a stare meglio e l'anemia a risolversi, il parassita è quindi ancora presente e può rimanere anche per anni. Fattori stressanti possono quindi causare un calo delle difese immunitarie del micio e una conseguente ricomparsa della fase acuta della malattia.

I gatti a rischio sono quelli che possono uscire all’aperto, ma non sono fuori pericolo quelli che vivono esclusivamente in casa. La stagione più a rischio è la stagione calda, dove il numero di pulci è più elevato.

Diagnosi

Il primo passo sarà quindi quello di effettuare un esame del sangue (emocromocitometrico) che ci rivelerà con certezza la presenta di una grave anemia. Il volume dei globuli rossi rispetto a tutto il volume del sangue (ematocrito) appare molto diminuito: valori normali si aggirano attorno al 37%, ma in caso di anemia da emobartonellosi si può scendere addirittura sotto il 15% rendendo necessaria una trasfusione.

Il midollo rosso, deputato alla formazione di nuovi globuli rossi, cercherà quindi di compensare la grave anemia aumentando al massimo delle sue possibilità la formazione di nuovi globuli rossi. La situazione è talmente urgente che il midollo, per fare più in fretta, rilascerà nel sangue globuli rossi immaturi, i reticolociti. Nell'esame del sangue i reticolociti, normalmente assenti, o quasi, appariranno molto aumentati, segno che il midollo sta reagendo per cercare di compensare l'anemia.

Dall'esame del sangue possiamo quindi avere la certezza che il gatto ha una grave anemia rigenerativa, segnalata da:
  • basso ematocrito
  • alto numero di reticolociti
Tuttavia questo non è ancora sufficiente per avere una diagnosi, perchè l'emobartonellosi non è l'unica malattia che causa anemia rigenerativa. La diagnosi certa può quindi essere fatta in due modi:
  • Esame parassitologico diretto: consiste nel vedere le Mycoplasma haemofelis attaccate ai globuli rossi. La tecnica è molto semplice: si preleva una goccia di sangue, si striscia un vetrino, lo si colora e lo si guarda al microscopio. Tuttavia, anche se il gatto è infetto, non sempre si riesce a vedere il parassita al microscopio, perché la sua comparsa nel sangue è ciclica, non costante. Inoltre molti artefatti presenti nello striscio di sangue possono essere confusi con questi organismi.
  • PCR (polimerase chain reaction): è in assoluto il metodo più sicuro per diagnosticare l'emobartonellosi. Consiste nella ricerca del DNA del parassita nel sangue del micio, è quindi sufficiente un semplice prelievo di sangue. E' un'ottima tecnica che da risultati attendibili sia in caso di negativi, sia in caso di positivi.
Trattamento

Per trattare la FIA si utilizzano farmaci antibiotici. Il farmaco di elezione è la doxiciclina somministrata alla dose di 10 mg/Kg PO ogni 24 ore per tre-quattro settimane. Un altro farmaco che si può utilizzare è l’enrofloxacina alla dose di 10 mg/kg PO ogni 24 ore per periodi fino a 28 giorni. In associazione agli antibiotici si possono somministrare corticosteroidi, al fine di sopprimere la distruzione immunomediata dei globuli rossi alla dose di 1-4 mg/Kg/die per 1-2 settimane fino a che l’emolisi cessa. Per verificare l’efficacia del trattamento può essere utilizzata la tecnica della PCR.

Nei gatti in cui l’anemia è molto grave può essere necessaria la somministrazione di ossigeno e l’infusione endovenosa di liquidi. Allo stesso modo è importante fornire un trattamento di supporto, una corretta alimentazione e una reidratazione adeguata nel caso di animali disidratati.

Prevenzione

Dal momento che non sono del tutto chiari i meccanismi di trasmissione, è difficile stabilire le linee di prevenzione. E’ opportuno prevenire le infestazioni da pulci e limitare le aggressioni tra gatti.

A cura della dott.ssa Daniela Ferrari

FONTE: Clinica Borgarello Blog

Iniziativa "IO L'HO VISTO"

mercoledì 15 luglio 2009

Riparte l’iniziativa lanciata da ProntoFido.it per aiutare gli animali abbandonati nelle autostrade delle vacanze:

ISTRUZIONI PER L'USO

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334 105 10 30

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  • ORA DELL'AVVISTAMENTO
  • LOCALITÀ E PROVINCIA
  • AUTOSTRADA E DIREZIONE DI MARCIA
I messaggi saranno pubblicati automaticamente sul nostro sito e da lì inoltrati subito alla sede più vicina della POLIZIA STRADALE che attiverà le necessarie operazioni di emergenza ed interesserà le strutture preposte al recupero del cane.

Maggiori dettagli saranno inviati dagli automobilisti più facile sarà intervenire e salvare gli animali!

ATTENZIONE: Non perdere mai l'attenzione alla guida!

Chiedi di inviare il messaggio a uno dei tuoi passeggeri; oppure, se sei in auto da solo, fermati alla prima area di sosta prima di inviare l'sms.

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