Le esche al veleno causano ogni anno la morte di migliaia di animali selvatici e domestici. Il loro scopo è l’eliminazione degli animali ritenuti nocivi, concorrenziali o soltanto fastidiosi per la caccia o per l’agricoltura.
Si tratta di una pratica illegale che – per quanto concerne il fenomeno in zone non urbanizzate - ha le sue radici nello stesso mondo venatorio. Fino al 1977, infatti, la pratica dell’uso dei bocconi avvelenati era consentita allo scopo di eliminare gli animali carnivori, naturali competitori dei cacciatori. Oggigiorno l’uso dei bocconi avvelenati configura una pratica di bracconaggio. Sono spesso i cacciatori di frodo infatti a disseminare le esche, con l'obiettivo di distruggere potenziali concorrenti nell'attività venatoria, come volpi, lupi e altri carnivori selvatici, ma anche corvi, gazze e cornacchie, che si cibano anche di uova di altri uccelli.
I bocconi avvelenati non colpiscono solo la specie a cui sono diretti, ma tutti gli individui legati nella stessa catena alimentare. Provocano anche gravi danni all’ambiente. La stricnina, ad esempio, rimane molto a lungo nei tessuti delle vittime, innescando una lunga successione di morti, inquinando suolo e falde acquifere.
Negli ultimi anni sono sempre più numerosi anche i decessi di animali domestici, colpiti dai micidiali preparati anche in parchi pubblici, giardini privati e tra le colonie feline.
- COME DIFENDERE I NOSTRI ANIMALI?
L'attenzione è la regola numero uno.
Le aree maggiormente a rischio sono le immediate vicinanze delle aziende faunistico- venatorie o di protezione della fauna o di caccia autogestite, in cui gli avvelenatori hanno tutto l'interesse a sterminare qualsiasi predatore che possa interferire con l'attività venatoria.
I boschi in cui si raccolgono tartufi possono nascondere insidie: la concorrenza tra i tartufai può infatti spingere a cercare di avvelenare il cane dei concorrenti.
I confini di coltivazioni collinari e montane sono da considerarsi anch'essi zone a rischio: l'avvelenamento di cervi, caprioli ed altri animali che possono danneggiare il raccolto è purtroppo una pratica diffusa.
In tutte queste zone è buona norma, durante le passeggiate, applicare la museruola al proprio cane: un boccone inghiottito in un secondo può rivelarsi fatale.
E' necessario educare i cani a non raccogliere cibo da terra.
Un metodo efficace consiste nel preparare degli appetitosi bocconi contenenti una buona manciata di peperoncino, per poi disseminarli lungo il tragitto pianificato per la passeggiata: quando il nostro cane li troverà e li mangerà, il forte (ma inoffensivo) bruciore provato servirà a dissuaderlo per lungo tempo dal raccogliere cibo per la strada...
- QUALI SONO I SINTOMI DELL'AVVELENAMENTO?
Variano a seconda delle sostanze ingerite:
• la stricnina agisce direttamente sul sistema nervoso centrale e di conseguenza sulla muscolatura, provocando una tipica rigidità caratterizzata da estensione degli arti, schiena incurvata, orecchie erette, rime labiali contratte all'indietro, pupille dilatate, cianosi delle mucose. Il decesso avviene per anossia, causata dallo spasmo dei muscoli respiratori: durante l'agonia, l'animale rimane cosciente.
• il topicida, in genere, svolge un'azione anticoagulante. Il decesso dell'animale, in questo caso, avviene a causa di emorragie interne e non è immediato: pallore alle mucose, respirazione difficoltosa, stato di grave prostrazione, sono sintomi di questo tipo di avvelenamento.
• il fungicida, l’acaricida e l’ insetticida agiscono non solo per ingestione ma anche per inalazione.
• il veleno presente nei comuni liquidi antigelo provoca il blocco delle funzioni renali e poi la morte.
• il cianuro agisce anche solo per inalazione e paralizza gli organi respiratori, provocando danni irreversibili al sistema nervoso centrale.
- COSA FARE IN CASO DI POSSIBILE AVVELENAMENTO?
Se si sospetta che l'animale abbia ingerito un boccone avvelenato:
- contattare il veterinario più vicino (o la guardia medica veterinaria) in modo da allertare preventivamente il medico dell’arrivo dell’animale.
- in caso di estrema necessità, e sempre sotto consiglio del medico, può essere utile far vomitare l’animale somministrando acqua calda molto salata, oppure della chiara di uovo montata a neve.
- cercare di mantenere calmo l'animale e non somministrare mai latte.
E’ sempre utile rivolgersi anche al Centro Veleni più vicino.
- COME FARE LA DENUNCIA?
I casi di avvelenamento devono essere documentati e denunciati perché la legge un importantissimo strumento a nostra disposizione per sconfiggere il fenomeno.
Su questo argomento la normativa è chiara: - la fauna selvatica è protetta dallo Stato; - è espressamente vietato diffondere veleni dalla legge sulla caccia (L.N. 157/92 art. 21, che prevede un’ammenda fino a € 1549,37) nonché dalle leggi sanitarie (art. 146 T.U. Leggi Sanitarie, che prevede la reclusione da sei mesi a tre anni e un’ammenda da € 51,65 fino a € 516,46); - contro il maltrattamento e l'uccisione di animali è in vigore la legge 189 del 2004
Ci si può rivolgere a qualsiasi organo di polizia giudiziaria (Polizia Municipale, Carabinieri, Polizia di Stato, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, Polizia Provinciale), presentando di persona il proprio esposto o denuncia (anche contro ignoti) in forma scritta.
In caso di decesso dell'animale, sia esso domestico, randagio o selvatico, oppure del ritrovamento di bocconi, è opportuno far effettuare delle analisi e inserire i risultati nella denuncia. A questo scopo si può ricorrere alla collaborazione dell'Istituto Zooprofilattico, rivolgendosi tempestivamente alla sede locale dell' ASL.
Per mettere fine a questa pratica è necessario che vengano individuati i responsabili: non bisogna aver timore di segnalare sempre alle autorità fatti o persone sospette.
La denuncia, oltre a rendere possibile l’identificazione e la punizione degli avvelenatori testimonierà la gravità del problema e renderà meno difficile il nostro percorso per fermare gli avvelenatori.