Codice Fiscale: 97508700586


La Piometra

giovedì 30 ottobre 2008

La Piometra è letteralmente l’infezione purulenta dell’utero. In un animale femmina “intero”, cioè non ovarioisterectomizzato, l’utero si può rappresentare con adeguata approssimazione come un sacchetto dotato di due lunghe “corna”, posto nella zona ventro-caudale dell’addome. Quando l’animale non è gravido l’utero è dotato di una cavità quasi “virtuale” e le pareti praticamente si toccano tra loro; in queste circostanze non è palpabile dall’esterno, non è visualizzabile in radiografia ed è difficilmente visibile anche in ecografia.

COS'E'

Quando si ha la piometra l’utero si trasforma letteralmente in una “sacca di pus”, a questo punto ci sono due possibilità: in un caso il pus trova uno sbocco esterno attraverso la cervice uterina aperta e la vagina e quindi fuoriesce appunto all’esterno (si parla in questo caso di “piometra aperta”); nell’altro caso la cervice uterina resta chiusa e il pus rimane chiuso all’interno dell’utero (si parla in questo caso di “piometra chiusa”).
La piometra di solito (ma non è una regola fissa) si presenta in animali adulti, molto spesso a distanza di circa due mesi dal calore - ma come al solito non è una regola ferrea - nella fase del ciclo cosiddetta “diestrale” (quella caratterizzata dall’aumento del progesterone). Tra i fattori scatenanti dell’infezione c’è appunto la stimolazione ormonale cronica sull’utero, data dalla successione nel tempo di diversi cicli estrali ( come avviene normalmente nelle femmine non sterilizzate); questa stimolazione ormonale in alcuni casi modifica la mucosa uterina tanto da renderla più suscettibile all’azione di quei batteri che normalmente sono presenti nell’utero subito dopo il calore. Anche la somministrazione di estrogeni da parte del proprietario o del veterinario per prevenire indesiderate gravidanze rappresenta un fattore predisponente allo sviluppo di questa infezione (uno dei motivi per cui nel nostro ambulatorio consigliamo l’intervento chirurgico di ovarioisterectomia piuttosto che la somministrazione di farmaci). Anche la ritenzione uterina di feti morti (evenienza di cui un proprietario può anche non accorgersi se la morte avviene in una fase abbastanza precoce della gravidanza o se il numero dei feti non è stato identificato prima del parto) può rappresentare una causa di infezione uterina.
La piometra è un’infezione grave, potenzialmente mortale se non diagnosticata e trattata tempestivamente.

SINTOMI E DIAGNOSI

La diagnosi della forma aperta è ovviamente più agevole. È lo stesso proprietario che spesso si accorge dello scolo vulvare, che ha aspetto da siero-emorragico tendenzialmente limpido o appena viscoso a francamente purulento, denso, biancastro o più o meno rosato e di odore spesso fetido.
Quando il pus trova uno sfogo all’esterno, la piometra tende ad essere meno aggressiva e questo, associato spesso ad una diagnosi e ad una terapia più precoce, rende la prognosi più favorevole.
Altro discorso è per la piometra chiusa, infezione spesso subdola e più difficile da diagnosticare.
Il proprietario può notare che il suo animale mangia meno, si stanca più facilmente, a volte manifesta vomito e dolore o distensione addominale. Quasi sempre si presentano poliuria (cioè aumento della produzione di urine), e/o polidipsia (aumento della sete e quindi della quantità di acqua consumata giornalmente). La comparsa dei sintomi o il loro riconoscimento da parte del proprietario possono purtroppo essere tardivi e questo può complicare diagnosi e prognosi.

Una visita precoce dal veterinario può letteralmente salvare la vita al cane: una visita clinica completa, compresa una delicata palpazione dell’addome (troppa energia può causare la rottura dell’utero e una gravissima peritonite conseguente), eventuali esami del sangue (che possono evidenziare, oltre all’infezione, anche alterazioni della funzionalità di alcuni organi, come fegato e reni, spesso legate alla piometra come conseguenza e della disidratazione e della disseminazione di batteri e tossine dall’utero al resto dell’organismo) radiografie dell’addome ed ecografia (esame diagnostico d’elezione nella diagnosi di questa patologia) possono consentire una rapida diagnosi e una rapida terapia.
Se il proprietario invece non si accorge di questi sintomi o non da loro il giusto peso, l’infezione può progredire e l’animale può morire per una grave setticemia (complicazione della sola piometra o della peritonite che può insorgere se l’utero pieno di pus si rompe e si apre nell’addome).

TERAPIA

La terapia della piometra può essere farmacologica o chirurgica. I farmaci utilizzati sono ovviamente antibiotici, ma anche alcune sostanze che favoriscono le contrazioni dell’utero facilitando quindi la fuoriuscita del materiale all’esterno. La chirurgia invece consiste nell’asportazione dell’utero (e spesso delle ovaie laddove siano ancora presenti).
Nel nostro ambulatorio preferiamo la soluzione chirurgica per un paio di ragioni.
Primo perché siamo sicure della corretta risoluzione del problema, mentre la sola terapia antibiotica non garantisce la risoluzione completa dell’infezione e la stimolazione della contrattilità dell’utero qualora questo sia pieno di pus non è esente da rischi come la rottura dell’utero stesso o la fuoriuscita del pus in addome dalle tube di falloppio ( con conseguente grave peritonite purulenta). Secondo perché spesso un animale che ha risolto farmacologicamente una piometra, ha grosse probabilità di andare incontro alla stessa patologia al successivo calore e non necessariamente la diagnosi sarà ancora sufficientemente tempestiva.
Quindi se il vostro animale è intero (e non necessariamente anziano, perché la piometra, benché più raramente, può presentarsi anche in animali giovani) e manifesta qualcuno o tutti i sintomi sopra descritti, o magari non ha chiari sintomi e voi avete solo qualche dubbio, il mio consiglio è di portarlo prima possibile dal vostro veterinario; se non è niente di grave gli avrete fatto fare comunque un controllo, ma se ha una piometra probabilmente gli garantirete un trattamento tempestivo e una prognosi forse più favorevole.

N.d.a. Per semplificare la discussione non ho parlato della “piometra del moncone”, l’infezione purulenta del moncone uterino lasciato in sede dopo la sterilizzazione. È un’evenienza piuttosto rara, ma se dopo la sterilizzazione resta in sede anche parte del corpo uterino oltre alla cervice, questo tessuto, (soprattutto se è rimasto in sede anche del tessuto ovarico funzionante) può andare incontro ad infezione. La patologia, del tutto sovrapponibile alla piometra classica, può essere di difficile diagnosi proprio perchè tendenzialmente più rara.

FONTE: www.veterinariagiustiniana.com

Milano, finti mediatori per cani smarriti

mercoledì 29 ottobre 2008

La truffa è stata segnalata a Milano ma attenzione ovunque!

Attenzione a inondare la città di volantini con la foto di Fido scomparso: c’è anche chi approfitta della situazione, proponendosi come mediatore con i presunti rapitori, per cifre che vanno dai 100 ai 300 euro. La truffa è segnalata dall’associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa), che ha presentato un esposto alla Procura milanese.

Pare che nell’imbroglio siano già cascate una quindicina di persone, contattate telefonicamente dall’intermediario, che si diceva amico degli zingari che avevano rapito il cane. I padroni, ansiosi di ritrovare i loro amici a quattro zampe, si sono recati fiduciosi all’appuntamento ma, dopo aver consegnato la cifra stabilita al furfante, lo hanno visto dileguarsi, con la scusa di rintracciare il rapitore, all’interno di un campo nomadi.

FONTE: La Zampa.it

Modulistica

lunedì 27 ottobre 2008

Moduli importanti disponibili online. In particolare ricordo di prestare molta attenzione al modulo d'affido, fondamentale quando si decide di dare un animale in adozione. Deve essere redatto in duplice copia e per essere valido sono necessarie entrambe le firme, dell'affidante e dell'affidatario, non devono poi mancare i necessari controlli post-adozione che a volte sono troppo sottovalutati!

Da www.ilcercapadrone.it

- MODULO D'AFFIDO: QUI
- MODULO POST-ADOZIONE: QUI
- MODULO DENUNCIA ABBANDONO E DENUNCIA MALTRATTAMENTO: QUI

Manifestazione nazionale contro le pellicce

SABATO 8 NOVEMBRE 2008

A ROMA

Ritrovo alle 14.30 in Piazza della Repubblica


Il corteo attraverserà il centro della città e terminerà in P.zza Venezia dove da un palco prenderanno la parola i rappresentati delle associazioni animaliste.


Se acquisti una pelliccia o un capo contenente bordi in pelliccia, purtroppo diventato una moda anche tra i più giovani, sei silenziosamente colpevole del massacro di milioni di animali allevati negli allevamenti intensivi, veri e propri lager che non considerano minimamente le esigenze naturali di un essere vivente. Gli animali sono sottoposti per tutta la loro vita a continuo stress, a causa della vita in gabbie ridottissime in cui vengono costretti a subire correnti d’aria e freddo per rinfoltire il pelo e le femmine divengono spesso “macchine” forzate alla riproduzione. Infine questa sorta di “vita” conduce ad una morte certa altrettanto dolorosa perché ottenuta con soffocamento, annegamento, bastonate ed elettroshock. Nei giorni successivi alla manifestazione consegneremo al Parlamento le decine di migliaia di firme raccolte per chiedere la chiusura degli allevamenti di animali da pelliccia, così come accaduto in molti paesi Europei, dove è proibito l’allevamento di qualsiasi specie di animali da pelliccia.

Uniamoci contro le pellicce! Affinché, anche in un paese civile come l’Italia venga approvata una legge per il divieto degli allevamenti di animali da pelliccia.

IL VOLANTINO INFORMATIVO E LA LOCANDINA "OIPA ITALIA" SONO SCARICABILI, QUI

Il radiologo che salva i cinghiali

giovedì 23 ottobre 2008

Raccoglie gli animali che assediano il San Martino di Genova

19/10/2008
Di: Ferruccio Sansa


«Raffaella, sono tornato. Vieni amore, dai». Marco Napoli è uno stimato tecnico radiologo dell’ospedale di San Martino. Barba lunga che gli dà un tocco intellettuale, occhi vivaci, modi diretti, ma gentili. Si è appena tolto il camice, è tornato nella sua tenuta sulle alture di Genova dopo il turno in ospedale. Quando chiama la sua «Raffa» dal boschetto oltre il cancello arriva un grugnito. «È lei, mi sta aspettando, senti che roba», sospira Marco. E subito un altro grugnito. Poi un calpestio insistente. Alla fine ecco Raffaella: no, non è la moglie di Marco, ma un cinghiale, che gli corre incontro. Gli si strofina contro le gambe, gli si getta addosso, avvicina il muso alla sua faccia come per baciarlo. Anzi, vuole proprio dargli un bacio.
«Mi sta parlando», sorride Napoli. Beh, in effetti sembra proprio così. Una parola, un grugnito a tono. Il cinghiale rizza i peli sulla schiena per l’emozione, sbuffa, spinge con la testa un pupazzo di gomma, una rana verde, finché Marco non glielo passa e cominciano a giocare.
Napoli, 51 anni, è una specie di versione all’italiana di George Adamson, il «padre dei leoni» che si batté per proteggere gli animali selvatici minacciati dai bracconieri. Soltanto che Marco, invece di salvare i felini della savana, si è messo in testa di allevare i cinghiali che assediano l’ospedale San Martino.
Succede anche questo nella nostra sanità: uno dei più grandi ospedali d’Italia infestato dai suini selvatici, bestioni di cento e passa chili. Allegre famigliole con i cuccioli che si aggirano per il parco intorno ai padiglioni grufolando, mettendo sottosopra prati e aiuole, e lasciando quell’impronta inconfondibile.
E' arrivato Marco, il tecnico radiologo. «Ci penso io», ha promesso. Detto, fatto. Una sera si è presentato all’ospedale sul suo fuoristrada bianco, un po’ scassato. Con gli stivaloni e un sacco di mangime si è addentrato tra la vegetazione del parco. Niente coltello. Niente fucile. «Dai venite, non dovete aver paura», chiamava gli animali. A vederlo nessuno gli avrebbe dato un soldo e invece… invece un cespuglio ha cominciato a muoversi ed è spuntato il primo cinghiale. Marco ha preso ad accarezzarlo, a parlargli nell’orecchio. Alla fine lo ha convinto a salire sulla jeep e via, lo ha portato nella sua tenuta di campagna. Uno dopo l’altro tutti i cinghiali sono stati catturati: i maschi da duecento chili, con due zanne così, le mamme e perfino i cuccioli piccoli come un gatto, tremanti di paura.
Adesso Marco appena uscito dall’ospedale corre da loro: «Intanto vivo da solo», butta lì. A ognuno ha dato un nome: Raffaella, la femmina, Ciò Ciò, il maschio, poi il cucciolo Gu Gu e Pipistrella (per gli amici Pippi), con le zampe corte e quel muso strano, raggrinzito, che ricorda davvero un volatile notturno. Le famiglie in gita che passano lungo il recinto si affacciano e guardano stupite: «Ma sono proprio cinghiali?». Sì. I bambini, che si fidano degli animali, allungano subito le mani e li accarezzano. Poi, più riluttanti, anche le mamme.
«Non sono pericolosi», giura il tecnico al cronista titubante. Ma è vero. Prima due parole con voce calma, poi una carezza e Ciò Ciò, che è grande due volte un uomo, si trasforma in un cagnolino mansueto. Ti fissa dritto negli occhi con quello sguardo che confonde e un po’ smarrisce.
Marco parla agli animali, racconta la sua giornata e loro sembrano ascoltare. «Una parola per uno, sennò diventano gelosi… guarda Raffaella». Infatti la femmina, che si sente trascurata, strappa un sacco di plastica, «per fare rumore e attirare l’attenzione».
Tutto risolto? No, perché nell’ospedale è arrivato un altro branco. «Nove cinghiali», li ha già censiti Marco. Spiega: «San Martino è stato concepito nell’Ottocento. Allora i padiglioni venivano costruiti in mezzo ai parchi. Qui siamo ai limiti della città, le bestie che vivono sulle colline si sono fatte un buco nella recinzione e continuano ad arrivare». Così la polemica è scoppiata. È arrivata la Forestale, poi la polizia provinciale. Sono cominciate le carte bollate, qualcuno ha tirato fuori regolamenti e codici.
Ma lui, Marco, è già pronto e non importa se Raffaella e i suoi amici si mangiano mezzo stipendio da tecnico: «No, non si possono uccidere. Me li prendo tutti io, li tengo nel mio terreno, non daranno fastidio a nessuno. Il problema, però, è che ormai non siamo più abituati a vivere con gli animali e a parlare con loro».

FONTE E VERSIONE INTEGRALE DELL'ARTICOLO: La Zampa.it

Anche gli animali hanno il diabete

martedì 21 ottobre 2008

Nella pratica clinica capita ancora di sentirsi chiedere da un proprietario “ma come anche il cane ha il diabete?” Ebbene sì, purtroppo, anche i nostri amici animali possono avere il diabete.

Facciamo un breve riassunto: Le cellule dell’organismo per funzionare hanno bisogno di una fonte di energia; questa fonte è il glucosio, uno zucchero. Il glucosio deriva dall’alimentazione, circola con il sangue, e per entrare nelle cellule e dar loro energia ha bisogno di un’altra molecola, l’insulina. Se non c’è insulina, per quanto zucchero sia entrato nell’organismo con l’alimentazione e per quanto ce ne sia nel sangue, le cellule non possono utilizzarlo ed è allora proprio come se non ci fosse.

COS'E'?

Il diabete è quella malattia causata dalla mancanza di insulina (o da problemi nel suo funzionamento) per cui il glucosio si accumula nel sangue ma le cellule “non lo vedono” e continuano a chiedere energia.

In medicina veterinaria di solito si suddivide il diabete in 2 forme: quella per cui l’animale ha bisogno che qualcuno gli somministri insulina dall’esterno (così detto “diabete insulino dipendente”) e quella per cui modificazioni della dieta, aumento dell’attività fisica ed eventualmente altri farmaci possono essere sufficienti (così detto “insulino indipendente”). Questa suddivisione purtroppo è più spesso teorica che pratica e può accadere, più frequentemente nei gatti che nei cani, che un animale passi da una forma all’altra durante la sua malattia.

COME ME NE ACCORGO

I sintomi tipici del diabete sono aumento della produzione di urine o “poliuria” ( perchè l’organismo cerca di eliminare l’eccesso di glucosio nel sangue attraverso le urine), aumento della sete o “polidipsia” (perché se aumenta la produzione di urine e non aumenta l’entrata di acqua l’organismo tende a disidratarsi), aumento della fame e dimagrimento.

Di solito i proprietari possono notare che Micio o Fido svuotano più velocemente la ciotola dell’acqua e/o che urinano in luoghi non appropriati. Chi ha un gatto può notare che deve cambiare più spesso la lettiera. Inoltre gli animali diabetici tendono ad essere deboli, apatici, si stancano più facilmente. I gatti si toelettano meno attentamente. Nei casi avanzati si hanno spesso cataratte (più frequenti nel cane che nel gatto) oppure debolezza sugli arti posteriori (si osserva un atteggiamento tipicamente “plantigrado”, più spesso nel gatto che nel cane). Se la malattia procede senza essere stata diagnosticata o senza un efficace controllo possono insorgere segni più gravi: l’animale si disidrata, non mangia e vomita. Complicazioni renali , ketoacidosi, alterazioni del pH e degli elettroliti del sangue richiedono di solito un intervento tempestivo mediante ricovero, terapia fluida endovenosa 24h/24, terapia insulina più “aggressiva” e rendono la prognosi riservata.
Quindi se il vostro animale ha qualcuno dei sintomi sopra descritti, portatelo dal vostro veterinario il prima possibile perchè ha sicuramente bisogno di una visita.

COME SI DIAGNOSTICA

La diagnosi di diabete è oggigiorno piuttosto agevole. In quasi tutti gli ambulatori veterinari è possibile effettuare una misurazione estemporanea della glicemia. Se la glicemia è molto alta in un animale che ha i sintomi sopra descritti, probabilmente quell’animale ha il diabete. In caso di dubbi (soprattutto nei gatti che, a causa dello stress durante il prelievo, tendono ad avere dei transitori aumenti della glicemia) esistono altri test, di solito però non ambulatoriali, come la ricerca delle fruttosamine, etc. che possono aiutare a distinguere un’iperglicemia “reale” da un’iperglicemia transitoria da stress.
A volte il veterinario può reputare opportuno effettuare altre indagini diagnostiche oltre alla semplice glicemia, come emocromo, biochimico completo, ecografia addominale, etc. sia per riconoscere eventuali complicazioni, sia per valutare eventuali altre malattie che possono essere associate all’iperglicemia.

Esistono infatti alcune malattie, tra cui patologie ormonali, così come alcuni farmaci, che possono causare una persistente iperglicemia ; il loro riconoscimento e un trattamento tempestivo può evitare che l’animale diventi diabetico. Tra queste malattie ci sono l’ipotiroidismo, l’iperadrenocorticismo (o sindrome di Cushing), la fase diestrale nelle femmine (quella fase che inizia dalla fine dell’estro vero e proprio e dura circa 2 mesi), la pancreatite ed altre gravi infezioni. Tra i farmaci che possono causare iperglicemia ci sono i cortisonici, il megestrolo acetato (usato comunemente per alcune forme di malattie cutanee nel gatto oppure per prevenire il calore sia nei cani che nei gatti) e i progestinici (utilizzati anche questi per sopprimere il calore).

COME SI CURA

La terapia per il diabete consiste molto spesso nella somministrazione di insulina all’animale. Purtroppo a tutt’oggi l’insulina può essere somministrata esclusivamente mediante iniezione. Il tipo, il dosaggio e gli intervalli di somministrazione devono essere decisi dal veterinario curante sulla base della risposta dell’animale. Anche se molti proprietari all’inizio sono spaventati dall’idea di fare delle iniezioni al proprio animale, quasi tutti alla fine imparano a farlo senza problemi e la vedono come una routine. Spesso alla terapia insulinca è necessario associare una modificazione della dieta e un aumento dell’attività fisica.
A volte, per decidere il corretto dosaggio di insulina, è necessario effettuare una “curva glicemica” che richiede più prelievi durante l’arco della giornata e quindi necessita spesso di ospedalizzazione. Per il controllo a medio e lungo termine del paziente diabetico invece si cerca di insegnare ai proprietari a misurare a casa la glicemia, oppure a tenere sotto controllo l’andamento della terapia controllando i sintomi oppure la quantità di glucosio eliminato con le urine. Il veterinario di solito spiega anche ai proprietari come riconoscere e trattare una crisi ipoglicemica, che può insorgere come conseguenza di una eccessiva somministrazione di insulina.

Anche quando ben controllato, purtroppo il diabete, soprattutto nel cane si associa alla cataratta; gli animali diabetici inoltre tendono ad andare incontro più facilmente ad infezioni, in particolare delle vie urinarie. Altre complicazioni di solito intervengono se la glicemia non è tenuta sotto controllo e quindi la loro comparsa deve farvi correre dal veterinario. Il coma ketoacidosico è una complicazione potenzialmente mortale e deriva appunto dal mancato controllo della glicemia per intervalli di tempo variabili (a volte anche piuttosto brevi). Se il vostro animale diabetico è particolarmente abbattuto, vomita, non mangia e negli ultimi giorni vi è sembrato che il diabete fosse meno sotto controllo, è assolutamente tassativo farlo rivalutare dal veterinario.

Il diabete è una malattia frequente, potenzialmente grave e ad andamento cronico, cioè non guarisce mai, può solo essere tenuta sotto controllo. Eppure con l’aiuto del veterinario, un po’ di pazienza e molta perseveranza gli animali malati possono comunque godere di una vita soddisfacente e non necessariamente breve.

FONTE: www.veterinariagiustiniana.com

CINA: perchè siete tanto cattivi?

sabato 18 ottobre 2008

Crudeltà...pura cattiveria....inutilità.... grido con tutte le mie forze: Perchè tanto male per niente...amori orsi figli della luna...catturati e tenuti in gabbie lager...fino al loro ultimo respiro agonizzante...la loro vita strappata alla natura da bestie chiamati uomimi...per puro commercio...per soddisfare culture asiatiche...hanno creato le famose:

BASTA
, lasciateli vivere dignitosamente come orsi creati da Dio...basta alle sevizie che imponete agli animali, non ci sono parole adeguate per esprimere l'assurda corsa alla tenera carne degli incantevoli San Bernardo...noi che tanto li apprezziamo per le nobili caratteristiche di salvataggio. BASTA, date il giusto valore alla vita!!! Rispettate gli esseri viventi, è ora che iniziate a confrontarvi con un etica sana e moderna...tutto in questa era di grande progresso si può ottenere, senza fare male a chi non può difendersi, l'uomo è andato sulla luna...ma in terra ancora corre verso le viscere più nere...

Firmate la petizione...

venerdì 17 ottobre 2008

"I CANILI ROMANI NON POSSONO DIVENTARE UN BUSINESS"
(creata da Simona Novi, presidente dell'Associazione Volontari Canile di Porta Portese)

L’Associazione Volontari Canile di Porta Portese ricorda agli amministratori capitolini di attenersi alle normative nazionali per l’affidamento della gestione dei canili pubblici, i 1.300 cani ed i gatti che alloggiano nei canili comunali romani di Muratella, ex Poverello, ex Cinodromo, e Valle dei Cuccioli, e che secondo la normativa vigente sono sotto la diretta responsabilità del Comune di Roma e quindi del Sindaco Alemanno, si rivolgono al Sindaco: “Vogliamo un futuro che non sia un lager”. L’Associazione Volontari Canile di Porta Portese, una onlus senza fine di lucro che li accudisce da 11 anni (dal 1997 attraverso una convenzione con il servizio veterinario ASL RMD e poi, dall’ottobre del 2001, in convenzione con il Comune di Roma) ha la convenzione in scadenza dal 31 ottobre p.v. e, nonostante ha subito e subisce continui blocchi dei pagamenti da parte del Comune di Roma, continua ad accudire 1.300 animali, tra cani e gatti; occupa più di 100 lavoratori; impegna 120 volontari attivi su base settimanale, contando su più di 430 soci volontari regolarmente iscritti all’Associazione. Ogni anno garantisce felici adozioni ad una media di 2.000 animali: nel 2007, ad esempio, ha fatto adottare 1.872 cani e 157 gatti. Si parla oggi di una gara europea aperta alle società commerciali per l’affidamento di tutti i servizi: dalla cura del benessere animale, alle adozioni, dai terapisti ai rieducatori, dall’ufficio rapporti con il cittadino ai servizi amministrativi. Si intende forse trasformare un “caso di eccellenza” in un canile lager? Roma Capitale, per 15 anni all’avanguardia nella politica dei diritti degli animali e prima città in Italia ad istituire nel 1994 l’Ufficio Diritti degli Animali, non può assolutamente ignorare la normativa regionale e nazionale che indica ai comuni italiani di affidare PRIORITARIAMENTE la gestione dei canili pubblici alle associazioni o agli enti aventi finalità di protezione degli animali in nome di un criterio di “economicità” che si riferisce non solo a chi garantisce minori costi di gestione dei canili ma soprattutto a chi garantisce il benessere degli animali e le attività dirette al loro affidamento e al relativo controllo (Legge Nazionale 281 del 14 agosto 1991, Legge Regionale n. 34 del 21 ottobre 1997, Circolare n. 5 del Ministero della Sanità in data 14 maggio 2001 di attuazione della Legge Nazionale 281). L’Associazione Volontari Canile di Porta Portese invita quindi tutti i cittadini a far sentire la loro voce: recuperare e far adottare gli animali randagi, oltre a rappresentare di per sé un valore etico e civile indiscutibile, reca proporzionale risparmio di denaro pubblico e va quindi nell’interesse della collettività. E chi meglio delle associazioni onlus senza fini di lucro possono garantire trasparenza? Gli imprenditori pensano ai loro interessi economici. Le associazioni no. L’Associazione Volontari Canile di Porta Portese, fino a che la gara non sarà espletata e non sarà ufficializzato il nome del vincitore, pretende di continuare in un lavoro “trasparente” che dura ormai da 11 anni.
Fai copia e incolla e manda mail a tua firma a cronaca@ilmessaggero.it, g.cerasa@repubblica.it, romail@rcs.it, cronacaroma@iltempo.it, roma@unita.it, roma@dnews.eu, roma@epolisroma.it, leggo@leggoposta.it, city@rcs.it, lettere@metroitaly.it Manda questa nota a tua firma al Sindaco di Roma, on. Gianni Alemanno g.alemanno@comune.roma.it e fax 06 6794759 e all’Assessore all’Ambiente, on. Fabio de Lillo ambiente@comune.roma.it e fax 06 67109305


Sign for I cani e i gatti del Comune di Roma: "I canili romani non possono diventare un business"

NO! CANILI LAGER!

lunedì 13 ottobre 2008

IL CANILE DI RIETI

Il canile di Rieti non è l'unica realtà crudele italiana di questo tipo. Grazie all'operato dei volontari, la loro forza di reagire, il coraggio di dire e dare a noi tutti possibilità di sapere, vedere nei dettagli, guardate il video che hanno realizzato... il silenzio della sofferenza vale più di mille parole. Immagini dure che spero possano smuovere le coscienze di chi ha il potere di migliorare le cose e soprattutto di chi ha la responsabilità dell'accaduto.

NON ABBANDONATE I VOSTRI ANIMALI, STERILIZZATELI E NON NASCONDETE LA TESTA SOTTO LA SABBIA DAVANTI A QUESTE INGIUSTIZIE!

Ulteriori dettagli: www.enpatorino.it - www.ilcercapadrone.it
Consiglio di guardare anche le foto che trovate in questo sito: www.adozionicani.it
Visitate anche l'altro sito dei ragazzi che si occupano di questi animali sfortunati: ulminopericanidirieti


Bisogno di aiuto? Segnalazioni importanti? Si può chiamare anche

sabato 11 ottobre 2008

IL NUCLEO INVESTIGATIVO PER I REATI IN DANNO AGLI ANIMALI
" N.I.R.D.A."

al numero 1515 - attivo 24 ore su 24

Una struttura responsabile del controllo dei reati in danno agli animali è stata individuata all’interno del Corpo forestale dello Stato già nel maggio del 2005 sulla base delle competenze derivanti alle Forze di Polizia dalla legge n°189 del 2004 sul maltrattamento degli animali e conseguenti modifiche del codice penale (art. 544 c.p.). L’attività di questo reparto, in un primo tempo, è stata associata a quella riservata alla vigilanza venatoria e all’organizzazione di operazioni di antibracconaggio di rilievo nazionale, svolta dal personale del Nucleo Operativo Antibracconaggio (NOA) del Corpo forestale dello Stato. Successivamente nell’ottobre del 2006, considerata la molteplicità degli interventi e la specificità del settore riguardante i reati di maltrattamento degli animali, è stato individuato l’Ufficio per i reati in danno agli animali, al quale è stato affidato l’incarico di “curare il coordinamento, l’indirizzo e la gestione operativa dell’attività di vigilanza, prevenzione e repressione dei reati compiuti in danno agli animali, con specifica competenza nell’applicazione della normativa in materia di maltrattamento, abbandono e trasporto degli animali”. L’Ufficio avrebbe svolto, inoltre, “attività di indagine complesse per contrastare tali reati, nell’ottica della difesa degli animali e dei diritti a essi riconosciuti dalla normativa in vigore”. Alla luce dei risultati ottenuti nel periodo di operatività e al fine di dotare tale struttura di maggiore valenza istituzionale, con un Decreto del Ministero dell’Interno del 23 marzo 2007, è stato istituito il N.I.R.D.A. - Nucleo Investigativo per i Reati in Danno agli Animali, al quale sono state affidate le attività di contrasto ai reati di maltrattamento degli animali. Gli obiettivi di questa struttura investigativa del Corpo forestale dello Stato sono quelli di contrastare e reprimere tutti i fenomeni criminosi che comportano reati in danno agli animali, con particolare riferimento alle norme previste dalla legge n°189 del 20 luglio 2004, contenente “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate”. Tale struttura svolge attività investigative a livello nazionale, anche in collaborazione con gli uffici periferici del Corpo forestale dello Stato. Si tratta di attività altamente specializzate che richiedono continuo aggiornamento e alta capacità operativa, in una prospettiva di collaborazione con altri soggetti pubblici e privati (Amministrazioni locali, Aziende Sanitarie Locali, Associazioni Ambientaliste, liberi professionisti, singoli cittadini), al fine di raggiungere i risultati investigativi e garantire la difesa e la salvaguardia degli animali. Non si tratta solo di combattere generici ed episodici atti di crudeltà e di maltrattamento. Si tratta di fronteggiare vere e proprie organizzazioni criminali che operano su tutto il territorio nazionale e che ricavano dalle loro attività illecite centinaia di milioni di euro. Non a caso, dopo la droga, a livello mondiale, il commercio illecito di animali è la seconda fonte di guadagno della malavita organizzata. Il Nucleo Investigativo per i Reati in Danno agli Animali si avvale, perciò, di una serie di collaborazioni costituite nel tempo attraverso attività operative congiunte con le maggiori associazioni di volontariato del settore, nonché con molte associazioni a carattere locale e con privati ed esperti del settore (etologi, comportamentismi e medici veterinari). Collaborazioni che danno un valido supporto sia per la gestione dei canili sequestrati che per la promozione delle campagne di adozioni dei cuccioli.
Sono, inoltre, consolidati i rapporti con numerosi soggetti istituzionali ed altre forze di Polizia, con le quali sono in corso operazioni codelegate dall’Autorità Giudiziaria in diverse regioni italiane. Un atto formale di intesa è stato siglato con il Corpo forestale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia nel febbraio del 2006, al fine di contrastare le attività illecite connesse all’importazione di animali da paesi esteri, in particolare animali da affezione come cani, gatti, furetti e avifauna. Si è creato così un sistema di sinergie che consente, dopo il sequestro di migliaia di animali, la loro gestione e assicura agli stessi condizioni di vita migliori.

Tratto dalla presentazione N.I.R.D.A. file pdf

Perchè consigliamo la sterilizzazione

lunedì 6 ottobre 2008

Ringrazio pubblicamente la clinica "Veterinaria Giustiniana". Nel blog saranno inserite varie informative create dalle dottoresse che vi lavorano, il seguente articolo è il frutto della loro esperienza come medici veterinari, in sintonia con il mio percorso negli anni interagendo con il mondo animale.
*******
Nel nostro ambulatorio consigliamo la sterilizzazione precoce delle femmine, sia cagne che gatte e per sterilizzazione precoce intendiamo, soprattutto nel cane, l’intervento prima del primo calore, in età, così detta, prepubere (orientativamente tra i 4 e i 7 mesi).
Con questo articolo proveremo a spiegare tutti i vantaggi di questo intervento e proveremo a dirimere gli eventuali dubbi che possono insorgere nei proprietari.

Sterilizzare un cane che non è candidato alla riproduzione è un atto di responsabilità da parte del proprietario, anche al proprietario più attento infatti può capitare che il suo cane scappi e si accoppi durante il calore con una conseguente gravidanza indesiderata; a quel punto esistono due possibilità: o una sterilizzazione in extremis, che oltre alle ovaie e all’utero dell’animale rimuova anche gli eventuali embrioni, oppure il parto, con il conseguente grosso problema di trovare una casa a tutti i cuccioli (e se non è sempre semplice nei cani di razza figuriamoci quanto lo può essere per i meticci!!!).

Canili pubblici e associazioni private sono spesso saturi, per non dire al collasso, e la sopravvivenza di una cucciolata “non prevista” diventa molto complicata.

Sterilizzare il proprio cane può prevenire efficacemente il problema, ma sterilizzare un cane prima del primo calore ha anche altri vantaggi.

Intanto ha un valore preventivo per le infezioni dell’utero, tra cui la “piometra”, cioè la raccolta di pus all’interno della cavità uterina. Si è visto infatti che le femmine che vanno incontro a calori ripetuti sono predisposte a cambiamenti della mucosa uterina (cioè della parete interna dell’utero) che a lungo andare possono facilitare l’insorgenza della piometra, le stesse stimolazioni ormonali rendono poi l’animale più suscettibile a tale - potenzialmente grave - infezione.

Inoltre, studi relativamente recenti, hanno rilevato che la sterilizzazione precoce riduce sensibilmente il rischio di sviluppare tumori mammari; infatti si è visto che sterilizzare una cagna prima del primo calore, tra il primo e il secondo calore o dopo il secondo calore riduce drasticamente il rischio di sviluppare tumori mammari rispettivamente allo 0.05%, 8% e 26%.

Questi i vantaggi, di una chirurgia precoce, valutiamo ora quali possono essere i potenziali motivi per cui un proprietario preferisce non sottoporre il suo cane a questo intervento.

Molti proprietari hanno paura dell’intervento chirurgico in sé. Questa paura è comprensibile, ma oggettivamente sottoporre ad una chirurgia preventiva ( e non curativa, quindi in assenza di una malattia sottostante) un animale giovane ed in buona salute comporta davvero pochi rischi. Nel nostro ambulatorio sottoponiamo il cane, dopo un’accurata visita e ad eventuali esami del sangue pre-operatori, ad una premedicazione intramuscolare o endovenosa, quindi “induciamo” l’anestesia con un farmaco endovenoso (mediante un cannula endovenosa del tutto analoga a quelle che si usano in medicina umana, che viene lasciata in sede per fare fluidi in vena durante tutto l’intervento e che può servire a somministrare rapidamente farmaci in caso di necessità), quindi intubiamo il paziente e lo sottoponiamo ad anestesia gassosa (che ha il vantaggio di essere di solito ben tollerata e sicura, nel senso che in caso di problemi consente di chiudere il rubinetto dell’anestetico e di modulare o interrompere così l’anestesia ). Durante tutto l’intervento il paziente è tenuto sotto stretto controllo per quanto riguarda pressione, respirazione, ossigenazione ed elettrocardiogramma anche mediante l’ausilio di un monitor.

Dovrebbe risultare quindi evidente che i rischi legati all’intervento chirurgico in sé sono davvero minimi e invito pertanto qualunque proprietario che abbia dubbi o preoccupazioni circa la chirurgia del suo animale a parlarne con il suo veterinario curante, così da poter essere informato e rassicurato.

Molti proprietari hanno paura che il loro animale ingrassi dopo la sterilizzazione. Effettivamente alcuni animali (non tutti però), soprattutto gatti, dopo la sterilizzazione tendono ad aumentare di peso. Di solito però basta una riduzione delle calorie assunte con la dieta e un po’ di attività fisica per ovviare a tale problema. Va detto che obiettivamente se mettiamo sulla bilancia un aumento di peso non esagerato rispetto al rischio di una infezione uterina o di un tumore mammario il piatto è probabilmente sbilanciato dalla parte di questi ultimi.

Un altra obiezione che viene posta quando si suggerisce la sterilizzazione riguarda il cambiamento di carattere che questa può comportare, e molti proprietari sono convinti che il loro animale diverrà più pigro e sedentario. In realtà studi hanno dimostrato che la sterilizzazione precoce non solo non modifica il carattere in tal senso, ma tende a rendere gli animali più socievoli e meno aggressivi.
Un ultimo argomento riguarda il pericolo che la sterilizzazione precoce aumenti il rischio di incontinenza urinaria nella cagna. In realtà è vero che la sterilizzazione può incrementare (in percentuale variabile) il rischio di incontinenza (che può manifestarsi anche anni dopo l’intervento), ma non ci sono dimostrazioni che la sterilizzazione precoce rappresenti un rischio maggiore rispetto alla sterilizzazione in età adulta. Peraltro, in quei rari casi in cui questa complicazione intervenga, esistono alcuni farmaci che possono aiutare a controllare il problema. Per concludere vorremmo anche parlare del controllo del calore mediante l’utilizzo di farmaci e delle varie opzioni di sterilizzazione che possono essere proposte. L’utilizzo di farmaci steroidei naturali o sintetici, tipo progesterone, testosterone, megestrolo, etc…, viene spesso preferito dai proprietari alla sterilizzazione chirurgica, primo perchè ha un impatto “emotivo”più soft, secondo perchè da al proprietario la possibilità di “tornare indietro”.
In realtà questi farmaci sono comunque ormoni e quindi il loro utilizzo non è scevro dalla comparsa di effetti collaterali indesiderati. Tra le possibili complicazioni ricordiamo il diabete, alterazioni dell’ormone della crescita, piometra e tumori mammari. Sebbene alcuni studi abbiano provato a dimostrare che questi effetti collaterali si hanno solo con l’utilizzo di alti dosaggi di questi farmaci, l’assenza di dati sicuri e la gravità delle potenziali complicazioni ci inducono a sconsigliarne, nel nostro ambulatorio, l’utilizzo per un controllo a lungo termine del calore della cagna e a preferirgli la risoluzione chirurgica.

In ultima battuta reputiamo di dover sottolineare che per noi l’intervento di sterilizzazione della cagna o della gatta comporta la rimozione delle ovaie e dell’utero (ovarioisterectomia OHE). La sola rimozione delle ovaie, benchè possa impedire all’animale di tornare ciclicamente in calore, non riduce sufficientemente i rischi di infezioni o tumori dell’utero. Viceversa, togliere solo l’utero non impedisce le cicliche modificazioni ormonali che comportano cambiamenti nel comportamento dell’animale e l’eventuale richiamo dei maschi ed inoltre lascia invariato il rischio di tumori alle stesse ovaie.

Quindi, sperando di aver dipanato la matassa di dubbi di cui possono essere preda i proprietari e di essere state chiare nell’elencare i potenziali vantaggi di questa metodica, continuiamo a suggerire a tutti i proprietari di cagne e micette di sottoporle a sterilizzazione precoce.

MILANO, ottobre mese del microchip

mercoledì 1 ottobre 2008

Da oggi, e per tutto il mese di ottobre, il Comune di Milano lancia una campagna per invitare i milanesi a dotare il proprio cane del «chip» identificativo. Infatti, pur essendo obbligatoria in Lombardia dal 1987 l’iscrizione all’Anagrafe Canina Regionale (Acr), a Milano risultano registrati solo 55.000 cani, 25.000 col tatuaggio e 30.641 con il microchip, su un totale di 120 mila unità.

Da qui l’iniziativa che intende sensibilizzare i padroni a iscrivere i propri cuccioli all’Anagrafe e ad applicare il chip. Per tutto il mese di ottobre ci si potrà recare dal veterinario o all’Asl e far applicare l’apparecchio al proprio cane al prezzo minimo consentito dall’Ordine, circa 35 euro anzichè 50. Inoltre, per il 26 ottobre, ai Giardini Montanelli, è in programma la «giornata del chip», dove il congegno sarà applicato a prezzi ancora più bassi.

FONTE: La Zampa.it