Codice Fiscale: 97508700586


Stop alle distinzioni tra razze di cani: Guinzaglio per tutti

venerdì 6 febbraio 2009

Museruola nelle situazioni a rischio

ROMA — E' una vera e propria rivoluzione canina, basata su una nuova filosofia, quella che scatterà a giorni con l'ordinanza firmata da Francesca Martini, sottosegretario al Welfare. Cade la distinzione per razze. Tutti i cani, dal bassotto al pitbull, all'alano, devono essere tenuti al guinzaglio «di lunghezza non superiore al metro e 50». Dunque non i modelli estendibili, che permettono di scorrazzare anche a 4 metri di distanza da chi li impugna. L'obbligo vige «nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico salvo le zone individuate dai Comuni». La museruola invece andrà indossata solo nelle situazioni a rischio. I proprietari dovranno comunque portarla con sé, del tipo morbido o rigido, per utilizzarla all'occorrenza. L'ordinanza è pronta, titolo «Tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressività dei cani».

Un lavoro durato mesi, risultato di un confronto fra le categorie, veterinari, Regioni, associazioni, tecnici. Principio fondamentale: i cani sono tutti uguali. Non esistono i cattivi per nascita. Si legge nelle premesse: «Non è possibile stabilire a priori il rischio di maggiore aggressività solo sulla base di appartenenza a una determinata razza o ai suoi incroci». Al contrario, ad essere pericolosi sono i padroni, se incapaci di gestirli come dovrebbero, soprattutto quando decidono di mettersi al fianco quadrupedi più dotati dal punto di vista della statura e della struttura muscolare.

Spariscono le liste nere previste nella precedente disciplina emanata dall'ex ministro alla Salute, Livia Turco, e prima ancora da Girolamo Sirchia, dove erano elencate le razze ritenute mordaci e dunque soggette a maggiori restrizioni. Non hanno funzionato come dimostra il fatto che «episodi di aggressione alle persone persistono». «Il proprietario è responsabile del benessere e del controllo dell'animale — dice Martini, citando il primo articolo —. Risponde dal punto di vista civile e penale dei danni ai cittadini o ad altri animali. La responsabilità ricade anche sulle persone incaricate di tenere il cane in sua assenza». Esempio attinto da un recente episodio di cronaca. Se un giardiniere viene sbranato mentre taglia l'erba di una villa privata non è colpa del rottweiler innervosito ma di chi non l'ha legato. Altri divieti. No a pratiche di addestramento che esaltino l'aggressività (ad esempio il manicotto). No a selezioni e incroci finalizzati a ottenere esemplari d'attacco. Proibiti doping e interventi non motivati da problemi di salute (taglio di orecchio e corde vocali).

Tra le novità, un patentino dove si attesta che il proprietario ha frequentato uno dei corsi di formazione facoltativi organizzati da Comuni e Asl. Se il cane ha precedenti «aggressivi» scatta l'obbligo dell'assicurazione. Scritta nero su bianco la buona regola di munirsi di bustina e paletta per raccogliere le feci depositate sul marciapiede o in mezzo a un'aiuola. Finora era una semplice indicazione dei Comuni. «Aumentano le garanzie di sicurezza per i cittadini — spiega il sottosegretario —. L'opinione secondo cui esistono razze a rischio non ha fondamento scientifico. Dipende da come un cane viene educato e seguito. Il labrador è considerato tra i buoni. Il mio randagio Tommaso la scorsa settimana è stato attaccato proprio da un labrador. E' uscito fuori dalla zuffa con una lesione della cornea. Se il suo aggressore fosse stato trattenuto dal guinzaglio non sarebbe accaduto».

Margherita De Bac

FONTE: www.corriere.it