Codice Fiscale: 97508700586


Botticelle: centro vietato in settimana.

giovedì 26 febbraio 2009

AI VETTURINI LICENZE PER AUTO ELETTRICHE

Roma

Non è una rivoluzione ma poco ci manca. Il Comune ha finalmente ridefinito il regolamento per le botticelle romane. Le novità dovevano essere ufficializzate già oggi ma il Campidoglio ha preferito rinviare la conferenza stampa. Il piano, a parte alcune limature dell’ultim’ora, è comunque fatto. Eccolo: nei giorni feriali, quando il traffico nel centro storico è insostenibile per la salute e la sicurezza degli animali, i cavalli potranno trainare le carrozzelle turistiche soltanto in percorsi speciali all’interno di Ville e parchi romani. Alle botticelle quindi sarà consentito di circolare nelle strade soltanto il sabato e la domenica. Ai vetturini, però, il Comune offre una seconda licenza per guidare auto d’epoca elettriche, con le quali effettuare i giri turistici, dal lunedì al venerdì. Inoltre è previsto anche il trasloco delle stalle: i vetturini dovranno abbandonare il Mattatoio di Testaccio (occupato abusivamente molti anni fa) e troveranno posto con ogni probabilità a Villa Borghese.

Proprio ieri si è registrato l’intervento del sottosegretario alla presidenza con delega al Turismo Michela Brambilla contro la scandalosa situazione delle botticelle romane: cavalli che trascinano faticosamente le carrozzelle intrappolati nel traffico tra pullman e motorini che li sfiorano; mezzi antichi e ingombranti che intralciano il già balbettante trasporto pubblico; stalle abusive e malridotte, e infine le piazze che tutto il mondo ci invidia invase dal cattivo odore della pipì dei cavalli. Tutto per il divertimento di qualche turista e soprattutto per ingrossare il portafogli di una quarantina di vetturini che in nome di una tradizione, tanto affascinante quanto fuori moda, pretendono di far sopravvivere un'immagine di quella Roma che ormai non esiste più. E lo fanno sulla pelle dei cavalli. E il bilancio degli ultimi mesi ne è la prova: oltre ad una valanga di multe ai vetturini per il mancato rispetto del regolamento comunale, due cavalli sono morti nel traffico della capitale, uno svenuto a piazza Navona sotto gli occhi di centinaia di persone e un altro in condizioni disperate mentre affrontava la salita di via Veneto.

«I tempi sono maturi per abolire situazioni anacronistiche come il giro in carrozzella con i cavalli costretti a camminare sull’asfalto» ha detto la Brambilla a margine della presentazione di una legge quadro per la tutela degli animali da compagnia.
E ormai sembra che il Comune, insieme al sottosegretario alla Salute Francesca Martini, abbia trovato la soluzione anche se ieri il sindaco Gianni Alemanno ha preso ancora tempo. Scartate le ipotesi velleitarie di percorsi protetti nella città (tipo le preferenziali degli autobus) e quella del motore elettrico da installare sulle botticelle per aiutare i cavalli, il piano prevede una doppia licenza e un calendario. Le botticelle, insomma, potranno circolare durante la settimana solo nei parchi di Roma mentre nel weekend, quando il traffico è decisamente alleggerito, potranno lavorare nel centro storico. In cambio ai vetturini sarà concessa anche un’altra licenza per condurre auto d’epoca a motore elettrico con le quali effettuare i giri turistici.

La soluzione, così come è trapelata dal Campidoglio, ha raccolto un coro di consensi. «Se la soluzione sarà realmente quella di concedere ai vetturini una doppia licenza - dice l’assessore provinciale allo Sport e Turismo, Patrizia Prestipino - mi auguro che la Giunta o il Consiglio comunale la approvino senza riserva». Soddisfatto anche l’Ente nazionale protezione Animali: «Sosteniamo in pieno la scelta di sostituire le botticelle con auto d'epoca - commenta Claudio Locuratolo presidente dell'Enpa di Roma - E’ una scelta di civiltà degna della Città Eterna». Ma i quaranta vetturini, ed alcuni consiglieri comunali del Pdl che li sostengono, annunciano battaglia.

di Davide Desario

FONTE: Il Messaggero.it

Mutua e 118 per cani e gatti, entro l'anno una legge

Anche trattati i temi legati alla lotta ai canili lager, rafforzamento dell'anagrafe canina, norme ad hoc per la pet-therapy e la ratifica della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, datata 1987

Roma

Il quesito resta aperto: amici a quattro zampe in prima classe, si o no? «Stiamo lavorando per arrivare a offrire le soluzioni migliori a chi si sposta in treno con il proprio cane», ha spiegato Maria Vittoria Brambilla, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al Turismo. Attraverso un questionario. È quanto è emerso, come la punta di un iceberg, nel corso del convegno «Nuove norme a tutela degli animali da affezione: verso una legge di riordino».

Queste le novità alla base di una proposta di legge bipartisan presentata in Senato da Laura Bianconi (Pdl) e Silvana Amati (Pd): dal servizio veterinario convenzionato, che mira ad abbattere l’iva al 20% sui farmaci e sui prodotti veterinari per i pet. Passando per una mutua dedicata a cani e gatti, utilizzando strumenti come il 118 per i ’pet’ feriti e bisognosi di cure immediate. Toccando anche la lotta ai canili lager e limando norme ad hoc per la pet-therapy e la ratifica della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia (1987), secondo quanto portato alla ribalta dalla senatrice Amati. In vista delle novità, è previsto anche il fiocco rosa di una guida completa con tutte le strutture alberghiere, di ristoro e di villeggiatura dove sono bene accetti anche gli animali domestici. «Si tratta di uno strumento di lotta concreta contro l'abbandono degli animali», ha concluso il sottosegretario, «che ogni anno si ritrovano in 750 mila rifiutati dai loro padroni».

Importante sarebbe poi l’introduzione dell’anagrafe dei gatti e il microchip per i felini. Questo quanto sottolineato dalla Brambilla, che ha rivelato di possedere una popolazione di animali da lei stessa definita «un pò naif: 14 cani, 23 gatti che sono tutti di strada, visto che - sottolinea - ho rilavato la gestione del canile di Lecco tanti anni fa. E questo ha fatto sì che tutti casi più disperati finissero in casa mia. Ho 4 cavalli, 2 asini che sono stati salvati, uno dei quali era destinato ad essere il brasato della Festa dell’Unità di un paese della Lombardia e questo proprio non potevo permetterlo. E poi ho capre e caprette varie che erano destinate a pranzi di Pasqua. Ho anche 200 piccioni che vivono liberi nel mio giardino nei confronti dei quali, secondo me è stata fatta una persecuzione ingiusta. Non nascondo che tutto questo è molto impegnativo». In ultimo, il sottosegretario Brambilla, spezza una lancia a favore delle “gattare” di Roma: «Ci sono tante colonie feline nella Capitale, fino a qualche anno fa si pensava che il gatto se la potesse cavare andando in giro per strada: ora invece ha una aspettativa di vita che si aggira intorno ai 6 anni contro i 15 di quelli che vivono in casa. Le gattare hanno bisogno di sostegno e il loro ruolo sociale non viene mai riconosciuto neanche a livello locale e nè in generale dai cittadini».

L’obiettivo comun(qu)e è quello di dar vita, entro il 2009, a una legge quadro che possa tutelare sotto tutti gli aspetti i diritti degli animali e delle persone che li amano.

Antonio Ctolo, dirigente dell’ufficio Politiche giovanili del dicastero a viale Trastevere ha avanzato anche un protocollo d’intesa fra la Lega anti-vivisezione (Lav) e il ministero dell’Istruzione per prevenire forme di violenza sugli animali da parte dei giovani.

Roberta Maresci

FONTE: La Zampa.it

Se sei aggressivo lo sarà anche il tuo cane

giovedì 19 febbraio 2009

I risultati di una ricerca americana

ROMA

Non vi comportate in maniera aggressiva con il vostro cane, se non volete un cane aggressivo. È quanto emerso dallo studio, durato un anno, condotto da ricercatori veterinari dell’Università della Pennsylvania, pubblicato sulla rivista Applied Animal Behaviour Science.

«La ragione numero 1 a livello mondiale per la quale i proprietari di un cane si rivolgono ad un veterinario comportamentalista è per gestire un comportamento aggressivo dell’animale» ha spiegato Meghan E. Herron, coordinatore dello studio. La ricerca, riferisce ScienceDaily, ha anche dimostrato che l’impiego di metodi "neutri", come un esercizio in più oppure dei premi, hanno scatenato ben poche reazioni aggressive. Invece, su 140 indagini, che hanno visto metodi come «colpire o dare calci al cane per un comportamento indesiderato» (43% dei casi), «gridare contro il cane» (41%), «forzare fisicamente l’animale a lasciare un oggetto dalla bocca» (39%), ha scatenato in un animale su quattro una reazione aggressiva.

«Questo tipo di comportamento del proprietario genera paura - ha commentato Herron - e potrebbe generare un’aggressione nei suoi confronti».

FONTE: La Zampa.it

Come evitare di essere complici della tratta dei cuccioli dall’est

lunedì 16 febbraio 2009

I recenti blitz del Corpo Forestale e dei Carabinieri in vari canili d'Italia, ripresi anche dalle telecamenre di Striscia la notizia, ripropongono il tema dei cuccioli che arrivano dall’est europeo. Di seguito un breve decalogo per evitare di essere complici della tratta dei cuccioli dall’est e una riflessione generale su come talvolta questo mercato si sviluppa.

Il decalogo

L'associazione Gaia Animali & Ambiente e lUfficio Diritti Animali della Provincia di Milano, voluto dall'assessore provinciale Pietro Mezzi, hanno stilato un decalogo per evitare di essere gabbati e, soprattutto, di essere complici di questa triste speculazione. Ecco dieci mosse.

1. Non acquistare animali a mercati, mercatini o fiere itineranti
2. Non comprare mai cagnolini o micetti di età inferiore ai tre mesi
3. Non comprare cuccioli in negozi: se si vuole assolutamente acquistarne uno, meglio rivolgersi ad un allevatore serio, riconosciuto dall’Enci (Ente Nazionale Cinofilia Italiana)
4. Insospettirsi se il prezzo del cucciolo di cane è inferiore ai 250 euro
5. Richiedere sempre di avere immediatamente il documento di acquisto
6. Non farsi allettare da un attestato internazionale
7. Richiedere la documentazione delle vaccinazioni
8. Firmare un contratto d’acquisto e leggerselo tutto
9. Sempre meglio scegliere un cagnolino di canile: al nr. verde 800.992223 dell’Ufficio Diritti Animali della Provincia si può chiedere l’indirizzo del rifugio più vicino a casa
10. Portare comunque il neoacquisto subito da un veterinario, per una bella visita

Il fatto
State per acquistare un cagnolino o una micetta? Attenzione a chi vi rivolgete, per non alimentare, inconsapevolmente, l’orribile tratta dei cuccioli dall’Est europeo. Già, perché in Italia molti negozi, alcuni sedicenti allevamenti e quasi tutte le “fiere del cucciolo” si riforniscono di cuccioli provenienti da Ungheria, Romania, Polonia e così via. Che c’è di male? Che le bestiole vengono allevate male, comprate per due soldi e ammassate a decine in camioncini senz’acqua, senza cibo, per migliaia di chilometri, dall’Est europeo fino alle nostre frontiere e oltre. Sono cuccioli di pochi giorni di vita, e muoiono come mosche.

La tratta
Come avviene questo mercato? Basta andare in una piazza di mercato di Budapest o di qualche altra città ungherese o polacca o ceca: ci sono gli importatori italiani, che arrivano con i furgoni. C’è il mediatore ungherese. Ci sono i “produttori” locali, con la “merce” da piazzare, che arrivano in trattore dalle campagne circostanti: si tratta di allevatori di pecore o contadini, che sanno ben poco di allevamento di cani, di razze, di genealogia. Men che meno di diritti degli animali... Infine c’è il veterinario ungherese (o polacco ecc.) che arriva con un tavolino, pieno di fogli e timbri. Inizia la contrattazione. I contadini esaltano la loro merce, il traduttore traduce, gli italiani abbassano il prezzo. Quanto? In genere, sui 25 Euro a “pezzo”. Per pezzo si intende un cucciolo di uno o due mesi appena strappato alle cure della mamma. Verrà rivenduto in Italia a dieci volte tanto. I documenti di espatrio, sostengono alcune associazioni animaliste che si sono occupate della vicenda, vengono fatti al momento dal veterinario, che spesso timbra libretti di vaccinazione mai fatti. Di vaccini nemmeno l’ombra. D’altronde, al veterinario non importa: tanto i cuccioli acquistati escono dal suo Paese. Conclusa la tratta, l’importatore italiano paga in contanti i contadini e il traduttore, lascia una mancia al veterinario e carica sul furgone la sua mercanzia.

Il viaggio
Poi il viaggio. Sovente un’ecatombe. Imballati come saponette, dentro cassette di cartone o di legno, ammassati, al buio, senz’acqua né cibo, i cuccioli arrivano a destinazione dopo trenta-trentacinque ore di viaggio, in condizioni igieniche talvolta drammatiche.

Le frontiere
Alla frontiera sarebbe necessario verificare che i trasportatori non violino le leggi a tutela degli animali. Che sono due. La 189/2004 contro il maltrattamento di animali e il decreto legislativo 532/92 per la protezione degli stessi durante il trasporto. “Ma i controlli e le visite alla frontiera sono quasi inesistenti”, sospirano gli amici degli animali. “Le autorità italiane si limitano a operazioni doganali di tipo cartaceo”, sostengono le associazioni. “Se un camionista mostra il certificato sanitario di un veterinario di Breslavia, i doganieri come possono controllare che non sia falso? E chi scaricherebbe un Tir che trasporta casse di birra o di legname per vedere se nasconde una cucciolata che non abbaia perché imbottita di tranquillanti?”. E poi c’è carenza di personale. Così i veterinari di frontiera, quando va bene, aprono il camion o il furgoncino, danno un’occhiata, e richiudono. Fine del controllo.

Il dolore
Ma perché si importa dall’Est? Semplice: perché, allevati in maniera approssimativa, i cuccioli costano poco. Per questo consentono un margine di utile maggiore rispetto ai cani provenienti da allevamenti nostrani. Costano di meno, anche se spesso muoiono poco dopo l’uscita dal negozio. Già, perché molti, troppi cuccioli, pochi giorni dopo l’acquisto stanno male. Sottratti con troppo anticipo -sempre sotto i tre mesi- alle cure delle proprie madri, oltre a subire condizioni stressanti di viaggio, subiscono lo stravolgimento dell’alimentazione e un vero e proprio bombardamento farmacologico. Questo bombardamento serve a fare arrivare il “prodotto” in buono stato sui mercati. “Grazie a immunizzanti, cortisonici ed altri farmaci, tra i quali uno con gammaglobuline che ritarda gli effetti di eventuali patologie in corso, i cani non muoiono quasi mai in negozio o dall’importatore”, è l’accusa dell’associazione Gaia Animali & Ambiente. “Ma una serie infinita di patologie acquisite nei Paesi di provenienza, l’assenza di vaccinazioni e di qualsivolglia credibile cura veterinaria portano la mortalità dei cuccioli fino, e oltre, il 50% dei casi. L’ultimo guaito avviene, dopo costosi trattamenti e cure, tra le braccia dello sprovveduto acquirente”. Già, spesso finito l’effetto del farmaco, al cucciolo vengono le più diverse malattie. I cani muoiono un po’ alla volta, giorno dopo giorno. E’ un’agonia straziante: tra vomito e diarrea emorragica. Ed è uno choc, perché al piccolo, nel frattempo, ci si è affezionati.

La truffa
Ma c’è anche la truffa del pedigree. I cuccioli dell’Est, spesso, vengono venduti con la promessa del fantomatico pedigree. Per gli acquirenti fortunati, il pedigree arriva dopo circa otto mesi - un anno, ma è incomprensibile. Si tratta infatti di un pezzo di carta scritto in ungherese o in polacco sul quale, per quanto ci è dato conoscere le meravigliose lingue dell’Est, potrebbe anche esserci scritto “bravo, italiano. Hai comprato un cucciolo malato con un bel pezzo di carta insignificante”. Una truffa che ricorda quella epica della “moneta romana antica” venduta ai turisti americani all’ombra del Colosseo, oppure, sempre per citare Totò, la vendita della fontana di Trevi. Qui, però, la truffa si fa sulla pelle di esseri viventi di pochi giorni di vita. Come difendersi da queste truffe e da questa speculazione? La leggerezza di come spesso acquista un animale è micidiale. Quando si compra una lavatrice si pretende almeno uno scontrino e una garanzia. Se si acquista un cucciolo in una mostra o a un mercatino, invece, non si ha nemmeno quello. Che fare, allora? Se si acquista un animale bisogna sottoscrivere un contratto. E leggere attentamente ciò che si firma. Nel caso il quattrozampe dovesse morire, e se il vizio fosse riconducibile alla vendita, bisogna comunicare entro dieci giorni con lettera raccomandata il danno subito. Poi si ha tempo un anno per adire le vie legali.

Il documento di vendita
Il documento di vendita, insomma, va sempre richiesto a qualsiasi rivenditore. Dall’allevatore al negoziante. Questo documento serve ad attestare la provenienza del cucciolo. In Italia un cucciolo di due o tre mesi non può ancora avere il pedigree, ma il negoziante è tenuto a certificare la sua fonte d’acquisto. Il documento deve poi attestare il fatto che il cucciolo sia regolarmente iscritto a un albero genealogico. Il documento, infine, deve fornire una garanzia sanitaria di almeno venti giorni contro l’eventuale insorgenza di cimurro, epatite, leptospirosi e parvovirosi. Queste micidiali malattie virali hanno infatti un periodo di incubazione piuttosto lungo: da 15 a 20 giorni. Un cucciolo che abbia contratto una di queste malattie potrebbe apparire sanissimo al momento dell’acquisto, ma ammalarsi e morire nel giro di poche settimane. Contro tutte queste malattie esistono vaccini perfettamente funzionali, e se il cucciolo viene allevato in modo corretto e vaccinato all’età giusta non contrarrà mai queste gravi patologie: quindi un rivenditore onesto, conscio che il piccolo è stato regolarmente vaccinato, non farà mai obiezioni di fronte a questa richiesta. Non accettate scuse o alibi: non ne esistono. Ma, per non cadere in truffe o essere complici di speculazioni, ci sono anche altre soluzioni. L’Ufficio Diritti Animali della Provincia di Milano consiglia di non acquistare animali. Un essere vivente non si compera come un paio di braghe. La vita non si commercia. Meglio, molto meglio prendere Fido o Micio in un rifugio (per sapere dov’è quello più vicino a casa basta comporre il nr verde gratuito 800.9992223 dell’UDA provinciale). Ce ne sono di tutti i gusti e tipi. Anche di razza.

di Edgar Meyer

FONTE: www.gaiaitalia.it

PKD: Rene policistico del gatto

giovedì 12 febbraio 2009

COS'È LA PKD
La PKD (Sindrome del Rene Policistico) è un disordine renale ereditario, riportato in letteratura solo dal 1967. Tipicamente, già alla nascita, in entrambi i reni sono presenti numerosissime cisti. Le cisti non sono altro che cavità piene di liquido, che aumentano di volume col crescere dell'animale, fino a raggiungere anche i 2,5 cm di diametro. Il rene di un gatto colpito da PKD può ospitare da 20 a 200 cisti.


"Fai il TEST del DNA per sapere se il tuo gatto è portatore"

BASTA UN PRELIEVO DI SANGUE O DI SALIVA

RAZZE PORTATRICI
La razza più colpita è, senza dubbio, quella dei Gatti Persiani. Tuttavia, possiamo ritrovare la malattia anche in altre razze di gatti, che in passato furono incrociati con i Persiani. E' il caso delle seguenti razze: Exotic Shorthair, Selkirk Rex, British Shorthair, Scottish Fold, Sacri di Birmania, Ragdoll, American Shorthair, Devon Rex, Maine Coon, Norvegesi delle Foreste, Sphynx, Orientali, Cornish Rex, Abissina, Somala, Manx e Burmese.

SINTOMI
Non sempre un gatto portatore manifesta segni di malattia. Ciò dipende da innumerevoli fattori, primi fra tutti la dimensione ed il numero di cisti presenti in entrambi i reni. L'insufficienza renale diventerà evidente solo quando le cisti occuperanno troppo spazio, alterando la normale architettura del parenchima renale e, di conseguenza, compromettendo la sua funzione fisiologica, fino a raggiungere il blocco renale. Animali con poche o piccole cisti probabilmente non si ammaleranno mai. I primi segni di malattia sono poco specifici e compaiono fra i 3 ed i 10 anni d'età dell'animale. Innanzi tutto, aumenteranno frequenza e quantità di abbeveramento (polidipsia) e minzione (poliuria). Successivamente, con l'aggravarsi della situazione, il gatto può perdere appetito e dimagrire, il pelo diventerà meno luminoso e, saltuariamente, potranno esserci episodi di vomito e di alitosi. Spesso si può ritrovare anche del sangue nelle urine (ematuria).

TRATTAMENTO E PROFILASSI
Poiché, a tutt'oggi, non esiste alcuna cura né alcun modo di prevenire l'insorgenza e lo sviluppo della PKD, si consiglia di testare sempre i riproduttori prima di metterli in monta. L'unico mezzo di profilassi, infatti, resta quello di eliminare dalla riproduzione i soggetti positivi al test per la PKD.
L'inizio del trattamento di un animale malato dovrebbe essere quanto più precoce possibile. Lo scopo è quello di cercare di idratare l'animale, con fleboclisi o ipodermoclisi di soluzione fisiologica almeno 2 giorni a settimana, fino stabilizzazione. Successivamente, si può operare sulla dieta dell'animale, somministrando
mangimi commerciali ipoproteici ed a scarso contenuto di fosforo. Nei casi più gravi, il protocollo prevede l'utilizzo di farmaci ACE-inibitori e di antibiotici, in caso di necessità.

DIAGNOSI
La diagnosi tradizionale è basata su ecografia ed esami di laboratorio. L'ecografia è un esame facilmente eseguibile, che, nella maggior parte dei casi, non necessita neanche della sedazione dell'animale. Il gatto viene tosato sui fianchi o intorno all'ombelico, aree su cui viene apposta la sonda per esaminare i reni. Gli
ultrasuoni sono utili sugli animali anziani, perché permettono di valutare sia la numerosità che le dimensioni delle cisti renali, tuttavia è necessario affidarsi ad un veterinario esperto che abbia anche la strumentazione adatta. Questo discorso non vale per i gatti giovani, i quali potrebbero avere cisti talmente piccole da non essere evidenziabili dall'ecografo. In questi casi, il mezzo diagnostico più affidabile è, senza dubbio, un test genetico. Per farlo basta un semplice prelievo di sangue o di saliva: il risultato si ha, all'incirca, dopo 2 settimane.
Analisi di laboratorio di routine, quali emocromo, profilo biochimico dei parametri ematici ed esame delle urine, aiuteranno il clinico a quantificare il danno ed ad impostare una corretta terapia. Per questo motivo, nei gatti malati, si consiglia di ripetere questi esami ogni 6 mesi.

PKD: EREDITARIETÀ
La PKD è una malattia ereditaria, dovuta ad una mutazione genetica. Il gene anomalo non è localizzato sui cromosomi sessuali, per cui la malattia si definisce "Autosomica" e può colpire gli individui sia di sesso maschile che femminile. Il gene responsabile della PKD è anche dominante, ciò significa che basta un solo genitore positivo per trasmettere la malattia al gattino. Nel caso in cui entrambi i genitori trasmettono il gene mutato, il gattino sarà un omozigote dominante, che, molto probabilmente morirà prima o poco dopo il parto.
Poiché i geni derivano sia dal padre che dalla madre, il corredo genico di un individuo è duplicato. Ciò significa che un gatto positivo non sempre genera gattini positivi. Le probabilità statistiche sono le seguenti:
• Entrambi i genitori PKD negativi: tutti i gattini saranno PKD negativi;
• Entrambi i genitori eterozigoti: i gattini hanno il 75% di probabilità di ereditare la PKD;
• 1 genitore PKD negativo + 1 genitore eterozigote: i gattini hanno il 50% di probabilità di ereditare la PKD.


COME GESTIRE LA PKD IN UN ALLEVAMENTO
Come già accennato, il primo passo consiste nell'identificazione di tutti i soggetti positivi, al fine di escluderli dai piani di allevamento. Sarebbe auspicabile che ogni allevatore eseguisse lo screening dei propri riproduttori.
Il test del DNA è il mezzo più economico e sicuro, perché permette di avere un risultato invariabile nel tempo con un attendibilità del 100%.

A cura della Dr.ssa Maurizia Pallante

FONTE: www.vet-in-time.it

Uniti contro l'inferno di Cicerale

sabato 7 febbraio 2009


Petizione creata dalla Lega Nazionale per La Difesa del Cane

"Se il mondo fosse gestito dagli animali, certo non farebbero tutto questo, non rinchiuderebbero gli uomini in gabbia per lasciarli morire lentamente. Come si può guardarli negli occhi e non vergognarsi di essere umani e di avere un'anima!!!
La realtà purtroppo ci impone le sue regole ingiuste, ci rendiamo conto senza arrenderci che non siamo "abbastanza grandi" per salvarli tutti... e tutti sanno della vita a cui sono costretti, vita marcata da una lenta e atroce agonia. Tanti di loro moriranno di stenti e di dolore, quando non avranno più voce per gridare aiuto si accucceranno in un angolo e si lasceranno morire".

Se volete continuare a leggere il testo della petizione e firmarla , cliccate il banner, grazie!

Stop alle distinzioni tra razze di cani: Guinzaglio per tutti

venerdì 6 febbraio 2009

Museruola nelle situazioni a rischio

ROMA — E' una vera e propria rivoluzione canina, basata su una nuova filosofia, quella che scatterà a giorni con l'ordinanza firmata da Francesca Martini, sottosegretario al Welfare. Cade la distinzione per razze. Tutti i cani, dal bassotto al pitbull, all'alano, devono essere tenuti al guinzaglio «di lunghezza non superiore al metro e 50». Dunque non i modelli estendibili, che permettono di scorrazzare anche a 4 metri di distanza da chi li impugna. L'obbligo vige «nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico salvo le zone individuate dai Comuni». La museruola invece andrà indossata solo nelle situazioni a rischio. I proprietari dovranno comunque portarla con sé, del tipo morbido o rigido, per utilizzarla all'occorrenza. L'ordinanza è pronta, titolo «Tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressività dei cani».

Un lavoro durato mesi, risultato di un confronto fra le categorie, veterinari, Regioni, associazioni, tecnici. Principio fondamentale: i cani sono tutti uguali. Non esistono i cattivi per nascita. Si legge nelle premesse: «Non è possibile stabilire a priori il rischio di maggiore aggressività solo sulla base di appartenenza a una determinata razza o ai suoi incroci». Al contrario, ad essere pericolosi sono i padroni, se incapaci di gestirli come dovrebbero, soprattutto quando decidono di mettersi al fianco quadrupedi più dotati dal punto di vista della statura e della struttura muscolare.

Spariscono le liste nere previste nella precedente disciplina emanata dall'ex ministro alla Salute, Livia Turco, e prima ancora da Girolamo Sirchia, dove erano elencate le razze ritenute mordaci e dunque soggette a maggiori restrizioni. Non hanno funzionato come dimostra il fatto che «episodi di aggressione alle persone persistono». «Il proprietario è responsabile del benessere e del controllo dell'animale — dice Martini, citando il primo articolo —. Risponde dal punto di vista civile e penale dei danni ai cittadini o ad altri animali. La responsabilità ricade anche sulle persone incaricate di tenere il cane in sua assenza». Esempio attinto da un recente episodio di cronaca. Se un giardiniere viene sbranato mentre taglia l'erba di una villa privata non è colpa del rottweiler innervosito ma di chi non l'ha legato. Altri divieti. No a pratiche di addestramento che esaltino l'aggressività (ad esempio il manicotto). No a selezioni e incroci finalizzati a ottenere esemplari d'attacco. Proibiti doping e interventi non motivati da problemi di salute (taglio di orecchio e corde vocali).

Tra le novità, un patentino dove si attesta che il proprietario ha frequentato uno dei corsi di formazione facoltativi organizzati da Comuni e Asl. Se il cane ha precedenti «aggressivi» scatta l'obbligo dell'assicurazione. Scritta nero su bianco la buona regola di munirsi di bustina e paletta per raccogliere le feci depositate sul marciapiede o in mezzo a un'aiuola. Finora era una semplice indicazione dei Comuni. «Aumentano le garanzie di sicurezza per i cittadini — spiega il sottosegretario —. L'opinione secondo cui esistono razze a rischio non ha fondamento scientifico. Dipende da come un cane viene educato e seguito. Il labrador è considerato tra i buoni. Il mio randagio Tommaso la scorsa settimana è stato attaccato proprio da un labrador. E' uscito fuori dalla zuffa con una lesione della cornea. Se il suo aggressore fosse stato trattenuto dal guinzaglio non sarebbe accaduto».

Margherita De Bac

FONTE: www.corriere.it

CIRCO A ROMA:

giovedì 5 febbraio 2009

PUBBLICITÀ ILLEGALE, PROTESTA DELL’OIPA E DELLE ALTRE ASSOCIAZIONI

Protestano le associazioni animaliste per la pubblicità dei circhi Medrano, American Circus e Lidia Togni, comparse in moltissimi spazi del comune di Roma. Il Regolamento comunale di Roma a tutela degli Animali vieta espressamente l’utilizzo di mezzi comunali per la pubblicizzazione di strutture di detenzione di animali, ed il circo lo è sicuramente, tra quelle della peggior specie. Non è la prima volta che il Comune di Roma viola il proprio regolamento, mortificando di fatto se stesso, fanno notare in una nota le maggiori associazioni animaliste OIPA, LAV ed ENPA che, insieme ad un cartello di altre 15, hanno inviato una protesta formale ai Municipi interessati, all’ATAC oltre che al Sindaco di Roma. Le associazioni chiedono la rimozione immediata delle pubblicità illegali e l’applicazione delle sanzioni previste dalla legge nei confronti dei responsabili della violazione. La nota delle associazioni si conclude con l’auspicio che il Comune di Roma recepisca finalmente i contenuti del proprio regolamento (in vigore ormai da due anni) non incorrendo più in simili palesi violazioni.